LUCERA. La storia e i monumenti
Situata su tre dolci colline (Colle Albano, Monte Sacro e Belvedere) dominanti l’ampia pianura circostante del Tavoliere delle Puglie, a metà strada tra gli Appennini e il Gargano, Lucera rappresenta un eccezionale compendio di innumerevoli elementi di storia, arte, cultura ed enogastronomia. E’ una città antichissima, le cui origini sono di dubbia attribuzione. Anche il nome è oggetto di forti dispute, la tesi più diffusa vuole che derivi dall’etrusco “LUC–ERI” (bosco-sacro), per i folti e numerosi boschi che attorniavano la città fin da epoche remote. Lucera è alla ribalta della storia già dal periodo preromano, ma esistono ricche testimonianze di epoca neolitica e del bronzo, e poi greca, dauna, sannita fino ad arrivare all’epoca romana ed imperiale quando ha assunto lo status di “colonia di diritto romano”. Fu sede di una delle prime diocesi cristiane di istituzione apostolica con San Basso Vescovo. Dopo le modifiche all’organizzazione imperiale, Lucera, con Costantino il Grande, fu a capo di una vasta regione che spazia dagli Abruzzi alla Calabria, centro di amministrazione civile e giudiziaria; ma con la calata dei barbari e le deposizione di Romolo Augustolo cominciò lentamente la decadenza politica, economica e sociale della città. Nel Medioevo, sotto il dominio dei Longobardi, Lucera dipese dai duchi di Benevento ed era a capo di un “castaldato” che andava da Bari a Chieti. Passata sotto il dominio bizantino, Lucera si risollevò ospitando la sede del “catapano” (governatore speciale delle province dell’Impero), dal quale prese poi il nome tutta la regione: CAPITANATA.
Ma il periodo migliore Lucera lo conobbe nel XIII sec. con l’avvento di Federico II di Svevia nell’Italia Meridionale, con l’istituzione della “colonia saracena” grazie all’arrivo di migliaia di musulmani che trasformarono la città in un vero e proprio centro mediorientale con harem, moschee e costumanze arabe. Lucera divenne così crocevia delle dispute tra l’Impero e il Papato che non tollerava più una presenza araba in Italia. Alla morte di Federico II nel 1250, il figlio Manfredi trovò solo in Lucera una fedele alleata contro il Papato ma venne ugualmente sconfitto e ucciso nella battaglia di Benevento nel 1266 dall’esercito cristiano-angioino di Re Carlo I d’Angiò. La città si mantenne fedele alla casata sveva degli Hohenstaufen e costituì l’unico avamposto arabo in Italia che mal si sottomise al nuovo re francese. Gli arabi furono assediati nel Palazzo Imperiale e cedettero, ma solo nel 1269, costringendo l’esercito angioino ad un enorme impiego di risorse ed energie. La casata angioina tenne in gran considerazione Lucera, infatti Re Carlo II d’Angiò, succeduto al padre, continuò l’opera di “abbellimento edilizio” della città, ma fu anche l’artefice dell’orrendo eccidio della comunità saracena, avvenuto nell’agosto del 1300, che era stata mal sopportata fino a quel momento e che fu giustificato dai voleri papali di Bonifacio VIII in occasione del primo Giubileo della storia. La città da quel momento fu affidata a Santa Maria Patrona e Protettrice della Città e lo stesso nome, per circa due secoli, mutò in Civitas Sanctae Mariae per poi ritornare quello originario. Il re francese attribuì ricche donazioni alla chiesa locale e alla città concessioni e privilegi, in primo luogo quello di renderla “città demaniale”, e quindi esente dal servaggio feudale. Suo figlio Roberto non tralasciò l’opera del padre continuando a ritenere Lucera una delle città più importanti del regno. Ma con l’avvento della nipote Giovanna la città divenne la chiave di volta della guerra con il cognato Ludovico di Ungheria, uscendone socialmente ed economicamente stremata tanto da non riaversi più per diverso tempo. Nel 1407 la città si diede un ordinamento comunale prevedendo nello Statuto l’elezione di amministratori locali cercando di salvaguardare la propria indipendenza; ma questa sua famigerata importanza strategica si rivelò soltanto dannosa poiché non riuscì mai a sottrarsi alle interminabili guerre tra Angioini ed Aragonesi. Con la fine del regno borbonico, la dominazione francese determinò un rinvigorimento delle attività, registrando una certa ripresa economica. Nel 1808 venne istituito il Tribunale di prima istanza che riparò seppur parzialmente al trasferimento della sede della provincia da Lucera a Foggia. La ripresa della città fu evidente ed un altro esempio fu l’inaugurazione nel 1837, con una fastosa cerimonia, del Teatro Comunale Garibaldi. Ma la secolare inclinazione agricola della città non venne mai meno, anzi diventò uno dei polo agricoli più importanti del meridione e non a caso nel 1887 venne inaugurata la stazione ferroviaria dando una notevole spinta all’economia più volte dissestata. Alle due guerre mondiali, però, Lucera diede un considerevole tributo di morti e risorse che riportarono una situazione difficile per tutta la cittadinanza che si risollevò soltanto parzialmente solo dopo gli anni ’50 con una ripresa piuttosto lenta e difficile.
Nel 2009 è stata ripristinata da Ferrovie del Gargano la tratta che collega Lucera con Foggia.
Nel 2013, invece, la riforma della geografia giudiziaria varata dal Governo Monti ha decretato la soppressione del tribunale che era tornato attivo da circa 80 anni.
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