25/03/2022 16:34:40

Fuggire non serve, serve risolvere

Non giriamoci attorno: stiamo vivendo dei giorni drammatici.
Ancora giorni drammatici? Sì, di altro tipo, di altro genere.
Sembrava che fosse finito il tempo delle fatiche, delle ansie, dei sospiri (brevi o lunghi che fossero) rispetto alla pandemia, allo stato di emergenza… 
C’è un rischio, tagliente e massacrante: quello di rimanere chiusi in se stessi. E pieni di paure. Ce l’hai presente il bimbo che ha paura del mostro che sta sotto il letto? Infilato sotto le coperte, è immobilizzato. Il terrore lo annienta. Ecco, la trappola è proprio questa: fare quella fine. Specie se ci lasciamo bombardare mente e cuore senza buoni e sani confini.
Come si esce da tutto questo?
Propongo due “ingressi”.
Il primo “ingresso” è quello dentro te stesso, alla ricerca di quella consapevolezza della propria bellezza, del proprio valore, della propria unicità; una consapevolezza da costruire e ricostruire continuamente. Una via che ti fa entrare in te stesso e ti fa uscire da te stesso con quella sana leggerezza che ha il sapore della serenità. Serenità! Che parolone! Dove è finita la serenità? Forse potresti scoprire che ce l’hai dentro, che è sempre dentro di te nella misura in cui le lasci la possibilità di esprimersi. La serenità non te la dà nessuno. La serenità è essere consapevoli e accogliere ciò che ho consapevolizzato. Il frutto di quell’entrare e uscire da me stesso con consapevolezza è la serenità, quella vera.
C’è un secondo “ingresso” ed è l’incontro. Incontrarsi per consapevolizzare. Io consapevolizzo, tu consapevolizzi. Si crea un “circuito di consapevolizzazione” che mi permette di aprirmi, di confrontarmi. Persino di confidarmi (altro parolone!) – mentre tutti attorno ci sono continuamente presentati come “nemici”. Invece posso aprirmi e trovare una splendida verità: siamo tutti sulla stessa barca. Chi in un modo, chi in un altro… chi in un momento, chi in un altro… tutti condividiamo le stesse fatiche, le stesse domande, gli stessi desideri. Ma non lo sappiamo. Ci difendiamo dagli altri quando crediamo che non possano capirci.
Ecco allora quello che puoi fare: regalati del tempo per incontrare te stesso. Spegni l’attenzione sulle situazioni che continuamente in questi giorni ti fanno arrovellare il cervello e che non ti riguardano in prima persona e focalizzati su di te. Non perché ti debba disinteressare di quello che succede agli altri; quello, lo potrai fare. Ma dopo. Dopo che avrai recuperato un grado superiore di serenità dentro, così da guardare con maggiore lucidità le cose attorno a te, così da stemperare la paura e la disperazione, riconoscendone la loro portata destabilizzante.
Abbiamo imparato – con qualche difficoltà, in realtà – che spesso ci focalizziamo e ci lasciamo paralizzare da quanto “fuori” di noi ci turba per un motivo quasi mai evidente: e cioè, concentrarci su noi stessi. Esattamente come quando finiamo per chiacchierare su (e contro) altre persone. Lo facciamo per evitare di concentrarci su di noi. Per evitare di guardare in faccia le nostre situazioni impegnative. Guardarle in faccia per poi metterci all’opera.
Ecco: fuggire non serve. E alle volte anche la paura per qualcosa “fuori” di noi può essere una fuga da noi stessi. Se vuoi “risolvere”, entra dentro te. Entra e incontra te stesso. La tua via d’uscita è la via di entrata!

Enza Fatibene
Contatti diretti: inriequilibrio@gmail.com

Enza Fatibene vive e lavora a Lucera. Ha 53 anni, è sposata e madre di tre giovani uomini. E’ una professionista socio-educativa, adeguatamente formata con metodologie specifiche a beneficio delle singole persone, delle coppie e della famiglia. In collaborazione con l’Associazione Consultorio La Famiglia di Lucera, ha condotto cicli di incontri per adolescenti e giovani coppie.
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(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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