Attività e ambizioni del Centro Anti Violenza

Nonostante le difficoltà logistiche riscontrate al Centro Anti Violenza di Lucera, con la mancanza di spazi adeguati in cui accogliere le donne che si rivolgono per l'assistenza, le attività stanno proseguendo con grande intensità da parte di chi vi opera, vale a dire la coordinatrice Roberta Laccetti, affiancata dall’assistente sociale Elena Acquaviva e dalla psicologa Tiziana Carella.
Cosa succede materialmente in questo luogo?
“Quando arrivano da noi – ha risposto Laccetti – le donne sono già psicologicamente prostrate da un apparente senso di colpa, e quindi bisogna fare un lavoro di ricostruzione della propria identità e consapevolezza sociale, anzitutto uscendo dall’isolamento nel quale spesso sono finite, tra amici e parenti. Bisogna abbattere la cultura omertosa e la sensazione di vergogna, perché praticamente tutte nel corso del tempo hanno normalizzato e quindi minimizzato quanto le sta accadendo”.
Come vi muovete sul territorio?
“Dall’inizio della nostra attività – ha spiegato Laccetti – abbiamo offerto ascolto, informazione, sostegno, consulenze psicologiche, pedagogiche e legali alle donne vittime di violenza. Alcune sono arrivate a noi spontaneamente, altre inviate dai servizi sociali, dai carabinieri che avevano verbalizzato una denuncia o semplicemente da conoscenti. Da luglio 2022, otto si sono rivolte a noi per la prima volta, altre tre donne già prese in carico l’anno scorso hanno chiesto di essere seguite nuovamente dal nostro centro, altre tre hanno concluso il percorso durante l’anno e infine altre tre hanno chiamato al telefono sempre attivo (342-8471648 o cavgiovannatanese@libero.it, ndr) per chiedere solo informazioni, mentre una è stata inviata al Centro territoriale di competenza. Attualmente, quindi, abbiamo in carico otto donne ma il numero oscilla da un mese all’altro, perché chi arriva magari compensa chi ha deciso di rinunciare al percorso avviato. In questi mesi abbiamo fatto anche un lavoro di sensibilizzazione territoriale – ha aggiunto – distribuendo i manifesti del Cav nei luoghi di maggiori frequenza, come associazioni, parrocchie e nelle scuole di ogni ordine e grado, dove abbiamo cominciato a organizzare incontri informativi che contiamo di allargare quanto più possibile in quella fascia di età, soprattutto delle terze medie e superiori. Sono previsti anche momenti di formazione per farmacisti e medici, sia di famiglia che ospedalieri, e per marzo abbiamo in programma una mostra molto particolare per sensibilizzare tutta la popolazione, abbattendo gli stereotipi sugli approcci sessuali”.
Si tratta della iniziativa “Com’eri vestita” che sarà visibile alla biblioteca di San Pasquale e comprende i 17 abiti indossati da altrettanti donne che hanno subito violenza fisica, quindi indumenti che raccontano storie vere.
Uno degli aspetti più inquietanti della vicenda è che, nonostante il battage di richieste e sollecitazioni sui Monti dauni, praticamente non ci sono stati riscontri sul territorio.
“Questo farebbe pensare all’assenza del fenomeno – ha concluso Laccetti – ma sappiamo bene che così non è, si tratta solo di tirare fuori vicende che restano nel segreto delle comunità, ancora più piccole e quindi più circoscritte anche nelle dicerie di paese”.
Riccardo Zingaro
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