Sacerdoti stranieri in arrivo in diocesi

Alle latitudini della diocesi di Lucera-Troia il fenomeno è ancora di fatto inesistente, al contrario di altre chiese locali, anche vicine, dove ormai c’è una maggiore consapevolezza e presa di coscienza da parte dei fedeli. Nel giro di qualche mese anche nel territorio più piccolo della Puglia quasi certamente arriveranno sacerdoti stranieri, specie di altri continenti, a reggere le parrocchie e le singole comunità.
E’ una questione soprattutto numerica, perché il presbiterio residente non è più in grado di assicurare l’autosufficienza pastorale, e quindi il vescovo Giuseppe Giuliano già da qualche tempo ha cominciato a guardarsi intorno, chiedendo ad almeno un paio di congregazioni religiose di inviare propri rappresentanti con compiti di responsabilità diretta, e pare che una prima risposta positiva sia arrivata da un ente ecclesiastico con esponenti asiatici. Qualcosa del genere in realtà si registra già da qualche anno in singoli piccoli centri affidati alla cura di frati francescani, ma si tratta pur sempre di italiani e già conoscitori del contesto, mentre nei casi che si vanno prospettando si potrebbe verificare una vera e propria “immigrazione” di sacerdoti, e quasi certamente anche nella città principale dove da mesi è in corso una valutazione sulla possibile soppressione di una delle nove parrocchie attive al momento, ormai in numero sovradimensionato.
La maggiore candidata in questo momento storico sarebbe quella del Carmine, ma nel 2017 è stata sfiorata l'eliminazione addirittura della Cattedrale in quanto soggetto giuridico, affidando poi la basilica alla gestione del suo Capitolo. In quella occasione poi non se ne fece più niente, anche a causa di forti sollecitazioni contrarie che arrivarono da alcune famiglie influenti della comunità, ma non è escluso che quel vecchio progetto non venga riproposto in un momento come questo che sembra più favorevole.
A ogni modo, c’è un evidente problema di scarsità di vocazioni ma anche di un clero chiaramente e frequentemente recalcitrante nell’assentire e seguire i dettami del vescovo di turno, visto che si tratta di argomenti registrati con una certa valenza già all’epoca di monsignor Francesco Zerrillo, e quindi oltre 15 anni fa.
Quel sacerdote non vuole andare in quel borgo, quell’altro non si trova comodo nel nuovo incarico assegnato, quell’altro stava troppo bene (e magari da decenni) in un posto che quindi non vuole più lasciare, quell’altro ancora ha talmente problemi con sé stesso che poi li proietta sul popolo affidatogli che a sua volta non ne vuole più sapere di lui. Insomma, nella quasi totalità della 32 parrocchie della diocesi ci sono (o ci sono stati di recente) problemi di convivenza e sembra che nelle scorse settimane sia sorto addirittura anche un possibile contenzioso legale che avrebbe del clamoroso. Comunque sia, il tutto è chiaramente acuito dalla “scarsità di personale” da dispiegare sui territori, per cui ogni vescovo è spesso alla prese con acrobazie anche logistiche per garantire a tutti adeguata assistenza spirituale. Ma non è facile, tanto più se poi si manifestano anomalie tutte particolari, come i Tre Casali (Castelnuovo, Casalnuovo e Casalvecchio separati da poche centinaia di metri l’uno dall’altro) che dispongono ciascuno del proprio parroco, raggiungendo insieme i 5.000 abitanti, e poi magari ci sono parrocchie singole, di dimensioni anche maggiori (Santa Maria delle Grazie a Lucera, per fare un esempio, nel popoloso quartiere della zona 167), rette da anni da un unico sacerdote.
Oppure comunità inferiori ai mille abitanti che hanno un parroco “dedicato” e non si riesce ad “accorparne” due o più, o parrocchie lucerine piuttosto piccole che contano due o più sacerdoti attivi.
Sul tavolo del vescovo Giuliano ci sono tanti dossier aperti che dovranno essere risolti al massimo in autunno, in vista del nuovo anno pastorale, anche perché ci sono parroci arrivati alla “scadenza” novennale per i quali vanno prese delle decisioni, anzitutto sulla nuova destinazione di don Rocco Malatacca ora a Orsara e don Vincenzo Onorato ora a San Matteo al Carmine a Lucera, ma c’è anche don Donato Nardone, dimessosi da Santa Maria delle Grazie ma solo "prorogato" fino a ottobre. E poi c’è la Cattedrale di Troia, a seguito delle dimissioni di don Pio Zuppa: si tratta di una scelta sempre molto delicata, importante e sentita dal popolo troiano, considerato il valore non solo spirituale ma anche storico-artistico di uno dei monumenti religiosi più importanti e famosi della Puglia, caratterizzato peraltro da un corposo patrimonio materiale e di tradizioni popolari.
Alcune indicazioni, invece, sarebbero piuttosto chiare nelle intenzioni della Curia: don Antonio De Stefano è stato nominato amministratore parrocchiale di Carlantino (dove non c'è più don Ivan Clemente) con l’intento di fargli assumere l’incarico anche per Celenza, lasciando così la parrocchia di Volturino che potrebbe essere invece presa in carico da don Danilo Zoila, in aggiunta a Motta dove già opera. E ci potrebbe essere l’unione sotto un unico presbitero di Faeto, Celle e pure Castelluccio Valmaggiore dove qualcuno ha criticato don Luigi Pompa per la gestione della recente processione della Madonna Incoronata. E non è l’unica patata bollente del periodo, perché a Volturara il parroco don Sergio Di Ruberto non si è fatto vedere alla celebrazione della festa patronale, affidata alla responsabilità delle suore Apostole del Sacro Cuore che operano nell’annesso santuario della Madonna della Sanità, di diretta competenza curiale.
Riccardo Zingaro
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