23/09/2023 07:52:07

I deliri e le manovre su Lucera Capitale

Quando si allestisce un’iniziativa di medio-alto livello, a Lucera funziona così: nessuno è autorizzato a eccepire le modalità di attuazione, al netto della sua opportunità, del suo merito, del suo potenziale e della sua appropriatezza. In altre parole, il gradimento è un fatto personale ed è sempre rispettabile, ma anche quando non è in discussione la sua bontà, comunque non si può dire nulla sul processo di costruzione del percorso e tanto meno sulle scelte che lo hanno caratterizzato. 
Questa pratica si è vista la prima volta con chiarezza con l’operazione “Babbo Natale”, per la quale erano in molti, subito pronti, come minimo ad apostrofare per strada, sui social e al telefono quando si voleva capire di più sulla vera specie protetta vivente a Lucera: i volontari, il cui status di non percettori di compensi li autorizzasse (e li autorizzi) a poter fare qualunque cosa. 
Poi è arrivato tutto il carrozzone medievale, altro settore intoccabile per chiunque non sia allineato, coperto e vestito, mentre il caso più emblematico e recente è l’operazione della candidatura di Lucera a Capitale Italiana della Cultura 2026, la più grande allestita in città negli ultimi decenni.  

La tregua 
Premessa: si tratta di un’idea molto azzeccata e che peraltro si è ritrovata a godere di una straordinaria botta di… fortuna, visto che in Puglia non c’è stato alcun altro a fare lo stesso, per cui la Regione è automaticamente schierata con l’unico concorrente tra quelli in campo, anche meno dei 26 iniziali perché già ci sono stati ritiri e altri accorpamenti come quello visto per Lucera e Monti dauni. In effetti, l’Unione dei Comuni (Accadia, Anzano, Bovino, Candela, Deliceto, Monteleone, Orsara, Panni, Rocchetta e Sant’Agata) ci ha messo solo due giorni a tornare sui suoi passi e ad allinearsi a quella sicuramente più convinta e convincente, anche grazie a una certa opera di persuasione arrivata da più utenze telefoniche, pure politicamente trasversali. Adesso il corpo è unico, assieme ai 29 borghi dell’Area Interna, e non 28 come si è fatto passare in un primo momento, sintomo indicativo di chi maneggia certe informazioni e intrattiene certi rapporti solo all’occorrenza.
E sull’effettiva unità di intenti e grado di coinvolgimento sarà bene tornarci a breve, ma prima di tutto è arrivato il momento di analizzare e raccontare questa storia, staccandosi dalla narrazione proposta finora, protetta da una doverosa “tregua” mediatica che perfino l’ideologo dell’iniziativa, Giuseppe Trincucci, ha sancito sia terminata. E quindi non sarà più necessario attendere (come Luceraweb aveva preannunciato) la consegna materiale del dossier al ministero, da effettuare entro mercoledì prossimo in un evento di piazza.
In questo momento, infatti, dopo diversi incontri pubblici e qualcuno rigorosamente privato e lontano dalla città, è terminata la fase di ascolto e presentazione dei progetti che dovrebbero poi costituire il nocciolo di una candidatura che molto difficilmente mancherà la finale, rappresentando comunque un importante risultato con la conseguente elezione del titolo di Capitale regionale 2025. Con quali attuazioni pratiche poi, si vedranno gli affidamenti e si conteranno le assegnazioni economiche. 

Le tre “id”
Trincucci in queste settimane ha cercato forsennatamente di dare lezioni di cultura e di comportamento a chiunque gli passasse accanto o sullo schermo, ma soprattutto è stato il più feroce, insopportabile ed efficiente guardiano dei social network, a caccia di qualsiasi manifestazione di dissenso, producendosi perfino nell’individuazione di profili psicologici dei detrattori più o meno reali, i quali magari hanno solo sollevato perplessità sulla reale preparazione di una comunità alle prese con problemi apparentemete spiccioli (micro criminalità, abbandono rifiuti, degrado sociale) ma che possono rappresentare dei freni alla candidatura stessa. Ma tutto questo non si poteva dire, perfino i due ordigni esplosi o la rissa alle giostre sono state definite “armi di distrazione di massa” e gli hanno provocato fastidio. Non del fatto che siano accaduti, è bene precisare, ma che ne sia stata data notizia. 
Nessuna parola pare fosse riferita a Luceraweb, ma non è escluso che a questo punto quella tregua possa interrompersi e sia costretto a ricominciare daccapo.
Il medico lucerino ha rintuzzato chiunque, così come peraltro faceva anche prima, al solo accenno di critica sull’operato del sindaco Giuseppe Pitta che da almeno un paio di anni sta godendo di una scorta social semplicemente onnipresente e negazionista di qualsiasi problematica, tanto da arrivare a dire testualmente: “Se non sei amico del sindaco, non sei amico della città”. Queste e altre frasi, come quelle legate all’accusa di “disfattista” a chiunque avesse un pensiero diverso, resteranno nella storia recente della città, e sicuramente le avrà annotate anche lui che si professa storico locale. Tuttavia sembra fin troppo interessato a questa iniziativa, tanto da predicare militarmente una sorta di pensiero unico su un tema che invece avrebbe bisogno di varietà di contributi per essere migliorato.
Nel 2006 lo scrittore lucerino Emiliano Maramonte pubblicò un romanzo dal titolo “La forma del delirio”, ma a questo punto sarà il caso di prevedere una seconda edizione, riveduta, corretta e soprattutto aggiornata nei protagonisti. E non è stato nemmeno l’unico ad avventurarsi su questioni mediche di non stretta competenza, dopo aver letto di un assessore (professione avvocato) dare consigli di carattere farmaceutico antigastrico a presunti contestatori. 
Insomma, si è visto e sentito di tutto, per un’intuizione che (è emerso dopo) ha avuto come ideatore quel Pierluigi Colomba, ex assessore della prima Giunta Pitta del quale è rimasto fedelissimo, nonostante abbia perso contemporaneamente il posto nell’esecutivo e la meritata elezione in Consiglio comunale come primo della lista “Con”. Proprio lui, peraltro, è l'intestatario del "dominio" del sito web che dovrebbe essere varato a breve.
E siccome queste elucubrazioni potrebbero sembrare, ma non lo sono, una barzelletta con i tre personaggi, dopo l’ideologo e l’ideatore c’è una terza “id” da individuare, ma questa volta sarà il caso che ogni lettore si crei la sua, con relativa attribuzione. 

Riccardo Zingaro

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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