I simboli e la politica su Lucera Capitale

Fin dal suo annuncio del 4 luglio scorso, la partecipazione del Comune di Lucera alla corsa per diventare Capitale Italiana della Cultura 2026 si è rivelata puntualmente come un’operazione che reca un evidente sigillo politico. E’ stato fin troppo facile prevedere una serie di nomine e incarichi che hanno tutti la stessa matrice del Partito Democratico e la provenienza garganica, a partire da Monte Sant’Angelo da dove viene il coordinatore del progetto, Pasquale Gatta, indicato direttamente dalla Fondazione Links, il soggetto incaricato dalla Giunta Pitta con unico invito fatto a presentare offerta e successivo affidamento diretto per poco meno di 40 mila euro. Si tratta peraltro dello stesso organismo che aveva già accompagnato le felice esperienza del Comune dei due siti Unesco nella competizione dell’anno scorso, arrivando tra le prime dieci, e sempre condotta da Gatta che è comunque il portavoce del sindaco Pierpaolo D’Arienzo, pure segretario provinciale del Pd che ha proprio nel giornalista il responsabile della comunicazione. E nello staff sta avendo un ruolo di grande influenza ed efficienza anche Gianni di Bari, giornalista di area e storico portavoce dell’attuale consigliere regionale Paolo Campo.
Qualche maligno, insomma, ci ha visto addirittura una sorta di avvio della campagna elettorale di Pitta in vista delle Regionali 2026, obiettivo mai nascosto e che gli era già sfuggito nel 2020 quando era stato pure presentato, senza ancora una lista di collocazione, dallo stesso Michele Emiliano alla vigilia del lockdown. Da lì a qualche giorno l’esplosione del Covid fece saltare tutto, e nei mesi che trascorsero cambiò l'intero scenario locale, con le dimissioni dell’allora sindaco Antonio Tutolo che poi si cimentò, con successo, proprio in quella competizione.
L’Agenzia Scopro
Comunque sia, al Comune di Lucera hanno risposto con un imbarazzato silenzio quando è stato fatto notare che nel materiale promozionale prodotto fin dai giorni iniziali della candidatura, c’era forse un logo di troppo. Niente di illegale o illegittimo, sia chiaro, solo che nessuno finora ha saputo spiegare la presenza (accanto a quelli di Palazzo Mozzagrugno e della Fondazione Links che ne è l’unico interlocutore ufficiale) dell’agenzia di comunicazione Scopro, la cui responsabile è Rossella Ciuffreda, moglie proprio di Gatta, restituendo uno scenario duale ma che porta sempre allo stesso terminale operativo e soprattutto economico. L’azienda ha ricevuto dal soggetto torinese l’incarico privatistico di gestire la fase della progettazione, partecipazione e comunicazione tra le comunità interessate (varando per esempio il claim “Lucera secondo me”, senza citare i Monti dauni), tanto da fatturare in proprio le spese sostenute finora, ma resta un mistero se questo desse il diritto a comparire ufficialmente su manifesti, cartoline e tutto il resto. Più di qualcuno dice che sia mancata perlomeno un verifica “grafica” preliminare, così come è rimasto senza conseguenze “l’incidente” dell’utilizzo della foto principale della campagna (la fortezza svevo-angioina vista dall’alto) senza l’autorizzazione preventiva del suo autore.
Il Rotary Club
Ma se bisogna parlare anche di grafica e loghi, allora oltre al Pd sarebbe stato opportuno inserire pure quello del Rotary Club, i cui esponenti stanno portando avanti il discorso sin dall’arrivo a Lucera dell’assessore regionale al Turismo, Gianfranco Lopane, la cui venuta ha preceduto di qualche settimana l’annuncio della candidatura. La foto di gruppo davanti al castello era emblematica di una copertura quasi militare dell’iniziativa. I maggiorenti locali stanno gestendo tutta la questione economica e finanziaria a sostegno delle attività: a coordinare il Comitato dei Promotori (vale a dire professionisti e imprenditori) c’è il notaio Orfina Scrocco e a presiederlo c’è Davide Calabria, due ex presidenti del sodalizio. Finora sono stati annunciati 60 soci e 60 mila euro raccolti, ma questo dovrebbe essere solo l’inizio di un percorso avviato nell’unico incontro che non ha avuto rilevanza pubblica, ma si è potuto accedere solo a seguito di invito personale e in una struttura privata.
Comunque sia, nel direttivo figurano Giovanna Pia Avitabile, Filippo Antonio Carnevale, Gianluca Corvelli, Donato Maria Dell'Aquila, Salvatore Donato Russo, Anna Maria Lembo, Vincenzo Maria Scarano, tutti rotariani, e poi Marika Maggi, Carlo Ventola, Saverio Sasso, Nicola De Vita, Francesco Finizio, Pierluigi Colomba (in rappresentanza del Comune) e Bruno Pitta jr. In realtà era proprio quest'ultimo designato alla presidenza, o almeno così voleva una parte dell'assemblea, ma quando la proposta si andava facendo sempre più convincente, allora qualche sguardo di intesa incrociata ha riportato il tutto alla schema trascritto su un foglietto magicamente spuntato da una borsetta sotto il tavolo dei relatori.
Ai Lions sono state lasciate le briciole, solo con la segreteria affidata all’altro notaio Liana Benincaso (pur sempre nipote di Scrocco), mentre non sta toccando praticamente palla il Club per l’Unesco, sebbene un solo rappresentante sia stato inserito nel Comitato tecnico scientifico, a dare un contributo più adeguato e concreto in un organismo che funge sostanzialmente da rappresentanza, le cui nomine, comunque, in buona parte sembrano essere state dettate da uno approccio parrocchiale, con figure improbabili e altrerimaste clamorosamente fuori.
I Monti dauni
In tutta questa vicenda, invece, nonostante le dichiarazioni di facciata e non quelle nascoste sulle chat private, i Monti dauni sono rimasti sempre sullo sfondo, coinvolti concretamente solo a dieci giorni dallo stop all’invio di contributi progettuali, poi arrivati in gran quantità con 164 in totale. Il numero preciso dei contributi arrivati dai piccoli centri non è stato ancora possibile saperlo, ma è presumibile che siano solo il frutto di sindaci che avevano già nel cassetto qualcosa di pronto da proporre, per cui la reale correlazione tra le due anime (quella cittadina e quella dei borghi) sarà forse più visibile sulla carta che nella realtà.
Fulminante è stata la dichiarazione dei sindaco di Pietramontecorvino, Domenico Zuppa, che al primo appuntamento pubblico aveva già notato certe dinamiche: “Come è possibile apprendere solo pochi giorni prima della possibilità di presentare progetti?”, disse il 24 agosto, anche prima dell’incontro ufficiale e generale con tutti i colleghi. “Eppure la candidatura è stata presentata a inizio luglio – aggiunse – per cui ci vogliono coinvolgere veramente e seriamente, permettendoci di avere tempo e modo di dare il nostro contributo, o è tutta una parvenza solo per fare vedere che hanno allargato il territorio oltre Lucera? Personalmente non mi sta bene, e peraltro aggiungo di aver visto con i miei occhi che la prima serata mi è sembrata una convention del Partito Democratico. Non mi aspettavo una tale connotazione politica a questa cosa”.
A ogni modo, è stata di grande suggestione ed efficacia mediatica l’idea di far partire proprio dall’Area Interna l’iniziativa rivolta all’Italia di rilancio dell’identità di territori ancora troppo marginali, con la regia dell’Anci e la relativa benedizione del suo presidente nazionale Antonio Decaro che porterà il documento anche all'assemblea nazionale in programma a Genova tra un mese. Per fortuna è stata notata solo da pochissimi la topica di aver attribuito anche ai nove ex Sindaci locali e a quelli pugliesi “finalisti” il sostegno a quel “Manifesto Borghi”, perché sarebbe stato sufficiente leggere i due testi sottoscritti per vedere che invece si trattava di un “rinforzo” alla candidatura vera e propria di Lucera.
Sull’esaltata adesione e presenza reale di "tutti i 29 sindaci" a Lucera, poi, non sono pochi ad aver notato che in realtà diversi non si sono mai fatti vedere, delegando vice e assessori per l’occasione. E non possono essere casuali le ripetute assenze di primi cittadini di centri come Accadia, Anzano, Ascoli, Biccari, Candela, Motta, Panni, Sant’Agata e Troia. Cioè praticamente un terzo del totale.
Riccardo Zingaro
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