Pitta, le forze dell’ordine e la sicurezza dei cittadini

L'analisi della situazione locale in relazione alla sicurezza e all'ordine pubblico a Lucera e sui Monti dauni sta provocando un serrato dibattito sul territorio, visto che non più tardi di dieci giorni fa a Castelluccio Valmaggiore è stato convocato un consiglio monotematico sull'argomento, a seguito di alcuni fenomeni registrati in paese tra incendi di auto e danneggiamenti. Nella scorsa primavera era accaduta la stessa cosa pure nei Tre Casali, addirittura con una triplice seduta a cui hanno preso parte contestualmente le assemblee cittadine di Castelnuovo, Casalnuovo e Casalvecchio, le cui comunità avevano rilevato un evidente innalzamento dei reati predatori. La mobilitazione e le fibrillazioni sono state subito colte dalle rispettive guide politiche che hanno preteso dalle istituzioni maggiore vicinanza fisica delle forze dell'ordine e attenzione per quanto verificato nei centri urbani.
A Lucera questo tipo di invocazioni viene esplicitata da decine di cittadini che sui social ci mettono nome, firma e faccia, e quindi facilmente identificabili, oltre che nelle mail o nei racconti dal vivo di brutte esperienze personali, ma al momento viene data alla collettività una risposta burocratica: "I dati dei delitti sono in calo e quindi non ci sono condizioni allarmanti come qualcuno vuole far credere".
Lo ha scritto il sindaco Giuseppe Pitta che non rileva sia invece molto più di "qualcuno" a chiedere una maggiore protezione per piccoli e grandi episodi realmente accaduti. Ma è possibile che sulla vicenda stia mostrando un po' di confusione, perché non più tardi di due mesi fa proprio in Consiglio comunale aveva auspicato in prefettura l'invio di rinforzi per le forze dell'ordine, evidenziando che quindi qualche problema ci sia, salvo poi ascrivere furti, esplosioni di ordigni, fuochi d'artificio quasi quotidiani e inciviltà dilagante nella categoria delle "situazioni fisiologiche".
Altrove, comunque, l'hanno pensata e affrontata diversamente, mentre a Lucera tutto si è ridotto a un conciliabolo avvenuto sabato 4 novembre in Piazza Duomo, in occasione della celebrazione delle forze armate. Nell'occasione è emerso che ci sarebbe una "campagna di stampa" contro le forze dell'ordine, a cui il sindaco ha dato immediato credito, pronunciando, al microfono prima e in uno squallido comunicato carbonaro poi, non solo parole di doveroso ringraziamento per gli operatori schierati sul territorio, ma arrivando a solidarizzare con essi. Non risulta sia stato fatto altrettanto per i lucerini che hanno rischiato l'incolumità la sera del 30 ottobre in Piazza del Popolo per fuochi d'artificio sparati in mezzo alla gente e alle auto.
E quella che poteva sembrare una gaffe o un retropensiero, lo ha illustrato molto meglio in seguito, alludendo all'esistenza di una "squadra" schierata contro le forze dell'ordine. Affermazione gravissima dai connotati eversivi che Pitta farebbe bene a spiegare compiutamente alle autorità competenti, indicando con eventuale precisione chi animerebbe queste attività nei confronti di uomini e donne che ogni giorno svolgono il proprio dovere davanti agli occhi della popolazione. E l'episodio del ritrovamento della Ford lo dimostra chiaramente.
Pitta invece farebbe bene a uscire per strada e parlare con le persone, andando oltre la distaccata burocrazia dei numeri, delle cifre e dei grafici, favorendo un leale svolgimento dei rispettivi ruoli. Ognuno deve fare la sua parte, compresi i giornalisti che da più testate e a più voci scollegate tra loro in questo periodo non stanno facendo altro che riportare il clima che si respira nella comunità. E non può essere certo una coincidenza se Luceraweb, l’Attacco, la Gazzetta del Mezzogiorno, l’Edicola del Sud e autonomamente i colleghi Silvio Di Pasqua e Lello Vecchiarino stiano dicendo sostanzialmente la stessa cosa, registrando i cosiddetti umori della piazza. Ma se poi se ne accorgono più loro che i rappresentanti dei cittadini, allora c'è da porre qualche domanda forse ancora più inquietante.
Perché solo immergendosi concretamente tra la gente, dedicando meno tempo ai costanti intrighi di palazzo che rappresentano il brodo di coltura di una perenne campagna elettorale, sarebbe più facile riportarne una larga fetta verso una maggiore fiducia nelle istituzioni. Un rapporto della Polizia di Stato, realizzato con Eurispes a maggio scorso, per esempio, certifica che in Italia il 56% degli intervistati non ha sporto denuncia dopo essere stato vittima di un reato. Anche questi sono "dati" da considerare, senza contare l'incidenza che a certe latitudini può avere la pratica del cavallo di ritorno (per i furti di auto) o la rinuncia alla formale segnalazione in caso di danno poco rilevante. E queste sono situazioni che nei "dati" non ci finiscono proprio.
È ancora possibile analizzare tutto l'insieme di questi elementi senza essere accusati di "allarmismo" (e magari ritrovarsi a fronteggiare qualche grattacapo), o è vietato registrare, interpretare e riportare una situazione che coinvolge l'intera opinione pubblica con i bisogni reali della persone che si stanno esponendo veramente come forse mai accaduto prima?
Riccardo Zingaro
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