Quando gli arresti diventano 'segreti'
Oggi ricorre il primo anniversario di una vicenda di cui sono a conoscenza in pochissimi a Lucera, e riguarda la “scomparsa” di un pregiudicato lucerino arrestato il 23 febbraio 2023. I carabinieri, durante una perquisizione, gli avevano trovato droga nella casa in cui era già ristretto in regime di domiciliari. Ma di quella operazione (della quale all'epoca girò anche una foto) l’opinione pubblica non ha mai saputo nulla, tanto meno che fine abbia fatto il diretto interessato che è, sì, ancora in carcere, ma di questo “particolare” ne sono a conoscenza solo gli amici e ovviamente i suoi stretti familiari.
Succede questo (e altro) nell’era dell’iper garantismo e del doveroso rispetto della privacy e della presunzione di innocenza, elementi che ormai hanno preso il sopravvento sull’esigenza dei cittadini di conoscere quanto accade in questioni di interesse collettivo come possono essere le ipotesi di reato legate agli stupefacenti, alle armi o ad altre gravi contestazioni.
Insomma, a una persona viene preclusa la libertà personale ma questo sembra essere diventato un suo fatto privato con gli organismi inquirenti che ritengono di non dover rendere noto alcunché.
E non è l’unico caso, perché a Lucera ce n’è un altro molto più recente, risalente a soli 40 giorni fa: per un pluripregiudicato di 49 anni sono scattate le manette a seguito di una mirata e accurata perquisizione nella sua abitazione nella quale è stato rinvenuto un fucile a canne mozze, pronto per sparare e con diverse munizioni custodite in un vano della cucina. L’operazione è stata svolta dal personale della tenenza della Guardia di finanza di Lucera che è intervenuta praticamente a colpo sicuro, probabilmente appurando che l’uomo avesse cattive intenzioni nei confronti di qualcuno ancora da identificare, anche se ad agosto scorso era stato pestato a sangue da un coetaneo nei pressi del Luna park.
L’intervento dei militari è avvenuto in pieno mattino, in una zona centrale della città, con l’arrivo sul posto di tre auto, e quindi tutt’altro che inosservate ai passanti. Cosa sia accaduto dopo è finito nel porto delle nebbie della comunicazione istituzionale che si è rivelata completamente assente: in pratica, l’indagato non è più in circolazione senza che la popolazione sia stata informata, almeno per sommi capi, della sua “sparizione”. In effetti è ancora detenuto nel carcere di Foggia ma tutta la vicenda sembra essere segreta per motivazioni che tanto meno possono essere conosciute, pur avendo la circostanza una evidente connotazione di interesse pubblico.
r.z.
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