08/03/2024 07:37:39

Scoop degli agricoltori, aflatossina nel grano a Manfredonia

C’è uno sviluppo importante, ma ancora tutto da approfondire, a seguito del blitz degli agricoltori di Lucera che il 5 febbraio scorso hanno acquisito del grano contenuto da una nave appena attraccata al porto di Manfredonia, contenente 35 mila tonnellate di grano ufficialmente greco. 
Quei campioni del cargo Nikiti II, battente bandiera panamense, sono stati portati in diversi laboratori, fuori e dentro i confini provinciali e regionali, ma stanno avendo grosse difficoltà a ricevere i risultati, e ancora di più a farli accettare da strutture che spesso rifiutano di effettuare la prestazioni, motivando la decisione con la “scarsa appropriatezza” della modalità dei prelievi su un carico destinato a una semoleria del Foggiano. 
“In realtà, parecchi ci hanno detto a mezza bocca che ‘non volevano mischiarsi in queste cose’ – ha raccontato un animatore del blitz – e a quel punto abbiamo cominciato a guardarci tra noi e a capire che forse avevamo alzato un coperchio su qualcosa su cui sempre si sospettava ma senza mai aver avuto alcuna prova”.
Per il momento, hanno accertato con mezzi propri che si trattava di grano cosiddetto “mercantile”, con un peso specifico misurato di 74 e un contenuto proteico di 12%, valori che vengono definiti di qualità medio-bassa, ma nel frattempo hanno acquisito solo due certificazioni, peraltro piuttosto “distanti” tra loro e per una di queste c’è un ulteriore particolare tutto da interpretare.   
Nel report consegnato da un laboratorio emerge un valore elevato (il 40% in più rispetto al parametro massimo) di aflatossina B1, mentre tutti gli altri risultano nella norma. Le aflatossine sono micotossine di origine fungina che prosperano in ambienti caldi e umidi, rilevate con sempre maggiore frequenza negli alimenti  consumati nell’Unione Europea. Sono dannose per la salute degli essere umani che devono esserne esposti il meno possibile. Quella di tipo B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è pure una delle più potenti in termini di genotossicità e cancerogenicità. 
“Ma se questo era già un campanello – ha raccontato il gruppo di agricoltori che si è occupato di questa specifica vicenda – un altro si è acceso quando abbiamo ricevuto un secondo risultato da parte di un laboratorio che, però, lo ha fatto svolgere materialmente a un terzo che a sua volta si era rifiutato di farli quando glielo abbiamo chiesto noi direttamente. In questo caso tutti i valori risultano a norma, ma a questo punto per capire meglio la questione, abbiamo incaricato anche un soggetto operante in Veneto, tanto per cercare quanta più imparzialità possibile. Del resto, i valori standard incaricati sono stati fissati a livello comunitario, per cui il quantitativo di pasta e prodotti derivati che mangia un finlandese o un portoghese non potrà mai essere quello di un italiano che quindi è chiaramente più esposto a questi agenti patogeni”.

Comunque sia, a questo si aggiunge che proprio una gemella della Nikiti II è poi arrivata subito dopo allo stesso porto, quasi a comprovare che i flussi di grano continuano in maniera corposa, e che spesso sono proprio i terminal minori a essere più frequentati per questi trasporti, per cui è stato chiaro che una delle iniziative è proprio quella di alzare l’allerta negli scali delle vicinanze presso cui possono avvicinarsi cargo di quelle dimensioni, strategia già manifestata proprio nel nord della Puglia. “E’ chiaro che ora sarà una partita a scacchi tra noi e chi ha interesse a far passare velocemente certi carichi senza dare troppo nell’occhio - hanno ipotizzato gli agricoltori, ormai presi dal ruolo improvvisato di investigatori – e quindi queste imbarcazioni dovranno trovare altri punti di approdo, immaginiamo anche nel Molise o ancora più a sud, compresa la Bat dove peraltro opera un player ancora più grosso che certamente recita un ruolo importante in questo settore”.

Dopo la banchina del porto di Manfredonia, infatti, sono arrivati pure a quella di Bari, “accogliendo” l’ingresso di altre navi per le quali hanno chiesto controlli alle autorità competenti sul posto, sollecitando in particolare il settore sanitario della Capitaneria, ma anche i carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità, e in generale gli organismi inquirenti. Non è escluso che potrebbero trovarsi sul tavolo anche un esposto ufficiale con una qualche indicazione più specifica da approfondire e con la ferma intenzione di voler capire tutto il percorso che il grano fa nella filiera, dal porto fino allo scaffale sotto forma di cibo per gli esseri umani.

“Abbiamo intenzione di coinvolgere un lungo tratto di costa pugliese – hanno riferito alcuni promotori che in questi giorni non stanno mollando la presa – almeno da Brindisi ma arrivando fino al Molise, perché gli attracchi ormai possono avvenire ovunque ed è comunque oggettivamente difficile per gli organismi preposti poter appurare il contenuto di ogni singola imbarcazione, ma già interventi a campione sarebbero quanto mai auspicati”.

Enza Gagliardi

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(13/02/2024 08:09:27)

I misteri nella stiva della Nikiti II

La Nikiti II al porto di Manfredonia

Non si è ancora rivelata del tutto la portata di quanto accaduto nella mattinata di martedì scorso al porto di Manfredonia, perché gli sviluppi del blitz degli agricoltori devono essere scritti completamente, visto il significato “politico” di quella iniziativa ma anche in relazione al chiarimento di qualche circostanza decisamente da approfondire. 
I primi ad arrivare sono stati quelli del presidio di Lucera e Monti dauni (attesi domani da una nuova manifestazione con direzione il confine con il Molise) che avevano avuto una "soffiata", e poi si sono aggiunti molti altri. Hanno portato via qualche chilo di grano davanti alle forze dell’ordine che hanno semplicemente constatato che non ci sia stata costrizione nei confronti degli autisti dei tir che stavano caricando il grano contenuto nella stiva della Nikiti II, battente bandiera panamense. Si tratta(va) di 35 mila tonnellate per le quali ci sono voluti tre giorni di lavoro e centinaia di camion, tutti diretti verso una semoleria del territorio. 
Gli agricoltori hanno portato quei chicchi personalmente ad alcuni laboratori, dentro e fuori la Puglia, incaricati di analizzarli e scoprire eventuali tossine o potenziali criticità per l’alimentazione umana, mentre con i mezzi di cui già dispongono hanno potuto accertare alcune caratteristiche basiche, come il peso specifico misurato in 74 e il contenuto proteico in 12%.
“Sono valori che indicano un grano di bassa qualità e che in termini commerciali viene definito ‘mercantile’ – hanno riferito Francesco Di Battista e Giulio Capobianco, due tra i leader della protesta - e già questo fa capire molte cose. A questo si aggiunge che abbiamo avuto grandi difficoltà a farlo accettare dai laboratori della nostra zona, perché quasi tutti ci hanno rifiutato i campioni, adducendo soprattutto motivazioni procedurali nel modalità di prelievo. In realtà poi diversi ci hanno detto a mezza bocca che ‘non volevano mischiarsi in queste cose’. A quel punto, abbiamo cominciato a guardarci tra noi e a capire che forse avevamo alzato un coperchio su qualcosa su cui sempre si sospettava ma senza mai aver avuto alcuna prova”.

Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare comunque alcuni risultati da soppesare e incrociare tra loro, ma si fa sempre più evidente il sospetto che sia sempre più diffuso l’ingente acquisto di grano dall’estero di scarsa qualità ma che poi viene venduto e/o lavorato come italiano o comunque europeo. E allora, gli agricoltori dopo aver fatto i controlli si sono trasformati in investigatori, tracciando semplicemente su un sito internet la rotta del cargo, ufficialmente proveniente dalla Grecia ma con una tappa precedente effettuata in un paio di porti dell’Ucraina. Insomma, con i mezzi a disposizione di un qualsiasi privato cittadino, hanno cercato di ricostruire almeno i movimenti per poi poggiare alcuni ragionamenti.
“Se si dichiara che il grano arriva dalla Grecia, e quindi da un altro Paese europeo – ha aggiunto Di Battista - i controlli sono praticamente inesistenti rispetto a una documentazione che magari accerti una provenienza ucraina, russa o turca. Ma questo cambia lo scenario, perché non possiamo sapere cosa sia accaduto sulle rive del Mar Nero e dell’Egeo. Alla fine, però, noi ci ritroviamo ad accogliere queste navi stracariche di grano di dubbia produzione e provenienza, e nel frattempo le quotazioni in Italia scendono a ogni appuntamento della borsa alla Camera di Commercio anche di Foggia, ora arrivato a oscillare tre i 34 e i 41 euro a quintale. Alcuni esperti della filiera hanno valutato il carico della Nikiti II a non più di 15 euro, perché all’esame visivo si trova di tutto, tra scarti e polveri, senza contare un colore assolutamente improbabile e completamente diverso rispetto alle nostre produzioni”.
In effetti è gente che sa di cosa parla e ha l’occhio allenato a certe valutazioni, tant’è vero che l’aspetto “germinato” dei chicchi ha lasciato pensare che sia un raccolto fatto in zone umide come proprio quelle caucasiche, e non certamente caratterizzate da un clima secco.
Ma in un Paese in cui la pasta fa parte integrante, per non dire prevalente della dieta della popolazione, loro si pongono anche come consumatori: “A questo punto vogliamo capire le origini delle materie prime, non vogliamo più essere presi in giro con manovre burocratiche che nascondono certi processi, in definitiva vogliamo pure capire cosa finisce sulle nostre tavole”. 

Altro elemento interessante è che all’indomani del blitz al porto di Manfredonia, al presidio di Lucera sono improvvisamente apparsi alcuni importanti commercianti e grossisti del settore, presentatisi con l’intento di solidarizzare con gli agricoltori con quanto stesse accadendo, ma in realtà hanno cominciato a fare domande sulla mattinata sipontina e pure a cercare di capire e contestare proprio le modalità e la legittimità del “prelievi” effettuati.

Nel frattempo una gemella della Nikiti II è arrivata subito dopo al porto di Manfredonia, confermando che i flussi di grano continuano in maniera corposa, e che spesso sono proprio i terminal minori a essere i più frequentati per questi trasporti, per cui una delle prossime iniziative potrebbe essere quella di alzare l’allerta negli scali delle vicinanze presso cui possono avvicinarsi cargo di quelle dimensioni. “E’ possibile che ora Manfredonia diventi off limits per qualche tempo – hanno ipotizzato – e quindi queste imbarcazioni dovranno trovare altri punti di approdo, immaginiamo anche nel Molise o nella Bat, dove peraltro opera un grosso player che recita un ruolo importante in questo settore”.

Enza Gagliardi

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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