Delusione e tenerezza per Lucera Capitale
Ma veramente c’era gente a Lucera che credeva si potesse vincere il titolo di Capitale Italiana della Cultura? Sì, c’era, e non erano nemmeno in pochi, tanto che c’è stato più di qualcuno che è arrivato a spendersi, telefonando e brigando con personalità ritenute in grado di influenzare la valutazione della giuria che doveva scegliere una candidata in grado di rappresentare per un intero anno l’Italia, vale a dire il Paese numero uno al mondo nel settore. E c’è pure chi tra queste ha poi fatto veri e vari tentativi di intervento dopo essere stato interpellato, sottovalutando il fatto che si stava esponendo a una brutta figura personale. Perché chi ha creduto veramente di poter misurare la proposta prima con il contesto locale e poi con le avversarie in funzione di una vittoria, allora ha dimostrato di non aver capito una sola parola di cosa sia veramente questo contest, tanto meno di avere il senso della realtà, propria e altrui: in campo sono scese corazzate che disponevano di (reali) budget multimilionari, percorsi già avviati da anni e infrastrutture all’altezza di poter gestire e accogliere milioni di turisti. I numeri di Bergamo e Brescia, gli ultimi disponibili relativi all’anno scorso, dicono per esempio di 8 milioni di arrivi nel 2023.
Il sindaco Giuseppe Pitta in questi mesi è stato opportunamente abile (assieme a un gruppetto di sodalissimi) ad alimentare la macchina della propaganda, facendo credere che ci fossero reali possibilità di successo, cosicché tanti lucerini sono rimasti fortemente delusi per l’esito della proclamazione che ha premiato L’Aquila, ma avrebbe potuto farlo anche per Alba, Treviso o Rimini, tutte candidature che hanno giocato un’altra partita, perché solidissime e fortemente strutturate, per cui non si può parlare propriamente di una sconfitta, visto che la vittoria non era argomento reale di considerazione da parte di chi non aveva e non ha ancora interessi personali. Bastava aver seguito le audizioni, oppure dato un’occhiata ai percorsi che questi territori hanno fatto negli anni, non negli ultimi sei mesi, con un approccio da piccolo cabotaggio.
I paragoni
Ma chi dice(va) il contrario fa tenerezza oppure era in malafede, peraltro attaccando e insultando chi voleva porre un ragionamento più realistico, tacitando un dibattito che non è riuscito ad andare oltre “Lucere è belle” e che poi da giovedì mattina si è tramutato in “Lucera meritava”. Su quali basi migliori delle altre, poi, non si sa, e infatti nessuno l’ha saputo spiegare, tanto meno in chiave estetica, a cominciare da Piazza Duomo. Queste sono soltanto certificazioni di provincialismo di cui una comunità si deve prima liberare, se vuole sostenere seriamente una competizione del genere.
Lucera non ha vinto perché non avesse un buon progetto, sebbene presentato in maniera più suggestiva che concreta, tant’è vero che nemmeno la commissione è riuscita a farsi indicare una sola iniziativa da eleggere a simbolo della candidatura (anche se si è già capito che il grosso dei fondi andrà casualmente ai settori cinema e teatro, ma questo non verrà detto chiaramente nemmeno giovedì prossimo quando verrà finalmente presentato il dossier), non ha vinto perché caratterizzata da un contesto imprenditoriale di difficile attuazione (ammessa dal Comitato dei Promotori), da una rete di trasporti sottosviluppata (ammessa durante la presentazione), oppure da una capacità ricettività piuttosto ridotta (1.500 posti letto totali, a fronte dei 26.000 della Valdichiana, tanto per dire), ma più che altro perché c’erano delle concorrenti fortissime, motivatissime e molto più influenti sotto diversi punti di vista. Grosso credito si poteva attribuire anche ad Alba con i suoi 88 tra Comuni e frazioni e 10 milioni di budget, oppure a chi aveva iniziato a lavorarci da due anni come Rimini, chi addirittura da cinque come Treviso che ci aveva già provato nel 2018 e ha rilanciato con 14 milioni, o proprio come L’Aquila che nel 2021 era stata respinta e quindi volevano prendersi la rivincita, dopo aver messo a terra 25 milioni di euro in 15 anni di politiche culturali.
Vittoria e ambizioni pugliesi
Lucera la sua vittoria l’aveva ottenuta precisamente il 13 dicembre 2023, quando il ministero l’aveva inserita come unica rappresentante pugliese tra le finaliste, aprendo la strada a una bella occasione per fruire di un’ottima vetrina nazionale, con la possibilità di presentarsi con uno spazio proprio in un contesto di alto livello, come poi effettivamente rivelatosi, grazie a proposte di rilievo pazzesco animate da città, territori o addirittura comprensori che ci hanno messo impegno, passione, capacità e risorse per una competizione che sta crescendo tantissimo in termini di interesse.
A ogni modo, con questa proclamazione, è di fatto già iniziata la corsa per il titolo 2027, e la Puglia si annuncia ancora una volta protagonista, se possibile a livelli ancora superiori. Non a caso, proprio ad Altamura, che l’anno scorso ha rinunciato in extremis dando spazio alla sola Lucera in tutta la Puglia, concorrerà in tandem con Gravina e ha già annunciato l’ingaggio niente meno che di Agostino Riitano, vale a dire il project manager che ha vinto a Matera (titolo europeo), a Procida nel 2022 e a Pesaro che sta svolgendo quest’anno l’importante ruolo. Interessante anche il particolare di una iniziativa che non ha formalmente colore politico, visto che in questo momento il Comune murgiano è retto da un commissario straordinario.
Ma per la Puglia scenderanno in campo insieme anche Alberobello, Polignano, Castellana e Noci, altro pacchetto di località e patrimonio di tutto rispetto, e avrebbe cominciato a muoversi anche Galatina. Per la Capitanata, invece, è realistico pensare a un turno di stop dopo due anni in grande evidenza pure con Monte Sant’Angelo, magari per organizzare al meglio una proposta tutta garganica per il 2028.
Con il capoluogo abruzzese, invece, anche sulla base di quanto dichiarato dal ministro, Gennaro Sangiuliano, si possono costruire connessioni concrete che in realtà fisicamente esistono già, come il tratturo della transumanza che collega da secoli i due territori e che ora sembrano essere anche più vicini, specie se si considera che proprio a Lucera opera l’unica azienda pugliese che sposta materialmente gli armenti nel corso delle stagioni, partendo e tornando a Borgo San Giusto.
E allora è evidente che la candidatura di Lucera, tanto più se poi unita ai Monti dauni, aveva e ha ancora la possibilità di esplorare potenzialità e soprattutto occasioni di sviluppo turistico, perché ora c’è un titolo pugliese da onorare al meglio per il 2025, con una dotazione di 300 mila euro proveniente da un governo regionale che dal canto suo ha tutto l’interesse a mostrare il meglio, considerato che il prossimo sarà un anno anche (e soprattutto) elettorale.
r.z.
(Luceraweb – Riproduzione riservata)