Amorico non è più 'licenziato' dal Comune
Da giovedì scorso, l’ex comandante della polizia locale di Lucera, Beniamino Amorico, può dire di aver risolto consensualmente il suo rapporto con il Comune di Lucera e non di essere stato licenziato per giusta causa a settembre 2022, dopo 26 anni di servizio di cui gli ultimi 19 alla guida del Corpo. E’ l’effetto di un accordo conciliativo con l’Amministrazione Pitta che ha gestito la sua vicenda fin dall’inizio, cioè quattro mesi prima a causa di un’ordinanza di custodia cautelare che raggiunse l’allora maggiore dei vigili con detenzione ai domiciliari per 39 giorni.
La procura, a seguito di un’indagine della tenenza della Guardia di finanza, gli contestò i reati di peculato (utilizzo improprio dell’auto di servizio per recarsi anche fuori regione, in abitazioni private o in località marittime in compagnia di altre persone), falso in atto pubblico (fittizia presenza al lavoro), rivelazione di segreto di ufficio (diffusione delle liste dei positivi al Covid durante il lockdown) e truffa al Comune (annullamento di multe in almeno cinque casi non giustificati), per i quali Amorico chiese e ottenne il patteggiamento a un anno e dieci mesi, pena sospesa che nel frattempo è comunque diventata definitiva perché il successivo ricorso alla Corte di Cassazione è stato respinto e dichiarato inammissibile, dopo aver risarcito il Comune con 1.245 euro, somma quantificata per il tempo di assenza dal servizio complessivamente pari a 53 ore lavorative.
Parallelamente, a Corso Garibaldi cominciò il procedimento disciplinare a suo carico che portò all’allontanamento da Palazzo Mozzagrugno, con perdita del grado e del posto di lavoro, sulla base di quanto stabilì la specifica commissione presieduta dal dirigente Raffaele Cardillo.
Nel testo della transazione tra le parti, controfirmata dai rispettivi avvocati, risulta anche che la Giunta ha espressamente e sicuramente rinunciato a ogni eventuale pretesa risarcitoria e soprattutto al recupero di oltre 8 mila euro di spese legali che Amorico avrebbe dovuto versare alla controparte, dopo aver perso il primo grado della causa di lavoro intentata contro l’ente. Dal canto suo, il Comune non riconoscerà i 64 mila euro che Amorico pretendeva di ottenere, reclamando emolumenti non ottenuti per retribuzioni, ferie non godute, riposi compensativi e indennità di risultato nel periodo 2018-2021.
A questa conclusione si è arrivati su input della stessa Corte di Appello che in apertura del procedimento ad aprile scorso, aveva chiaramente invitato i contendenti a chiudere la questione senza continuare il processo, cosa effettivamente avvenuta per espressa rinuncia di Amorico che quindi ora potrà mostrare una fedina penale e professionale di fatto pulita.
“Si trattava di un caso complesso – ha commentato il suo difensore, l’avvocato Vincenzo De Michele che ha seguito tutti i procedimenti di carattere giuslavoristico – e che offriva diversi elementi da considerare reciprocamente, ma credo che ora la soluzione trovata possa soddisfare gli opposti interessi. Amorico si è rasserenato, anche perché potrà rifarsi una vita, avendo la possibilità di partecipare anche a concorsi pubblici. Finalmente è stata messa una pietra tombale su una vicenda che partiva dall’handicap di un patteggiamento di carattere penale che comunque non è mai entrato nei procedimenti di cui mi sono occupato”.
“La Corte di Appello ci aveva chiesto espressamente di addivenire a un accordo – ha dichiarato l’assessore al Contenzioso, Claudio Venditti – ed è stata cosa buona accogliere l’invito, anche perché l’alea del giudizio naturalmente non è mai scontata. In caso di sconfitta, del resto, le conseguenze sarebbero state disastrose, mentre il nostro obiettivo era comunque quello di confermare gli effetti del licenziamento operato a suo tempo”.
Da questa vicenda emerge comunque una questione di carattere politico, poiché non risulta che la procedura conciliativa sia stata condivisa con il resto dei consiglieri comunali di maggioranza, alcuni dei quali hanno appreso della notizia a cose fatte, senza una preventiva consultazione e tanto meno informazione di quanto si stava portando a compimento.
Riccardo Zingaro
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