La violenza contro le donne ‘fuori’ dal carcere
Il carcere è già di per sé un luogo particolare, e nella speciale tipologia quello di Lucera lo è ancora di più, perché la struttura da qualche anno è per buona parte destinata agli autori di reati legati ai maltrattamenti o alle condotte anomale di natura sessuale.
E’ quindi evidente che la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne assuma in Piazza Tribunali un significato decisamente straordinario. Ma il lavoro di recupero, sensibilizzazione e valorizzazione dei reclusi che viene svolto al suo interno stamattina lo si può vedere anche senza entrarci, perché davanti alla porta sono stati posti dei simboli che intendono quindi dimostrare adesione e impegno sul tema, con l’apposizione di palloncini rossi e un paio di scarpette dello stesso colore, ormai emblema riconosciuto della ricorrenza e di tutte le relative manifestazioni sul tema. E alcuni palloncini sono stati legati anche a una seggiola posta nel corridoio di una delle sezioni del penitenziario, talmente vistosa che è impossibile possa essere ignorata da chiunque passi nelle vicinanze, a partire dagli stessi detenuti che stanno facendo un percorso di reinserimento e riavvicinamento alla società proprio trattando questi argomenti.
Lo conferma direttamente la direttrice, Immacolata Mannarella: “Come casa circondariale locale e dunque come operatori e detenuti appartenenti alla comunità – ha spiegato a Luceraweb – anche noi desideriamo far conoscere le attività che vengono svolte all’interno dell’istituto per contrastare la violenza contro le donne, sperando di dare il senso del nostro contributo all’impegno collettivo sulla questione. È un contributo doveroso per il nostro mandato istituzionale alla rieducazione, ma anche una sollecitudine sentita e vissuta come apporto di cittadini e professionisti alla società civile. Grazie al progetto denominato ‘Uomini Oltre La Violenza’, gestito in collaborazione con l’Associazione ‘Impegno Donna’ di Foggia e finanziato per tre anni dal Ministero della Giustizia, agli autori di reati contro le donne vengono offerti spazi e tempi di riflessione per decostruire ogni forma di negazione o giustificazione di tali condotte. Nello stesso tempo c’è la possibilità di incrementare le proprie capacità genitoriali onde interrompere, se possibile, la trasmissione verso i figli di quella stessa violenza, e infine si possono acquisire strumenti di gestione emotiva, in particolare della rabbia, anche per riconoscere le conseguenze dei propri comportamenti e assumerne la responsabilità. Anche così si può raggiungere consapevolezza sugli elementi culturali che supportano la violenza. Nell’arco della detenzione sono inoltre varie le occasioni nelle quali si torna sugli agiti violenti contro le donne, da parte di più professionisti, in funzione rieducativa. L’obiettivo è evidentemente quello di prevenire le recidive, comunque alto e difficilissimo da raggiungere – ha concluso – ma ci sembra importante condividere il nostro lavoro e quello degli operatori, e segnalare che passi avanti sono possibili, e ce ne sono stati in molti dei destinatari, tutti aderenti volontariamente alle iniziative offerte, con cui viene assunta nuova consapevolezza culturale e sociale della persona e dell’impatto che ha in caso di reati. Per noi è fondamentale e qualificante per la quotidianità di un presidio nel quale operiamo”.
Riccardo Zingaro
Vedi anche: Una Giornata contro la violenza sulle donne
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