26/02/2025 08:47:16

Lucera prima in Puglia per consumo di suolo

Ci sono delle questioni che possono interessare a pochi, e per le quali la percezione spesso non riesce a trovare poi riscontri concreti in dati e pubblicazioni ufficiali. Una volta tanto così non è, almeno a proposito del consumo di suolo da parte dei Comuni, perché l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha recentemente diffuso il rapporto annuale  sull’argomento che riguarda anche le dinamiche territoriali e i servizi ecosistemici, curato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. 
Nella suddivisione per regioni, la Puglia è al quinto posto, dopo Lombardia, Veneto, Campania ed Emilia Romagna, e quasi tutte superano anche di molto quel 5% indicato come soglia massima ideale. La migliore è la Val d’Aosta. In Puglia, il consumo di suolo nel 2023 si è attestato intorno ai 160.004 ettari, pari all'8,27% del territorio, 538,54 ettari in più rispetto al 2022. Nella provincia di Foggia sono 28.149. Il suolo consumato pro capite è di 409 metri quadri per abitante, e tra i singoli Comuni il primato spetta proprio a Lucera con 24,59 ettari (quasi quattro volte l'area della fortezza svevo-angioina ), seguita da Cerignola con 22,67 ettari e Ostuni con 19,39.

Cosa significa “consumo di suolo”? La registrazione di presenza di una copertura biofisica artificiale del terreno di tipo permanente (edifici, fabbricati, strade, ferrovie, banchine, piazzali e altre aree impermeabilizzate o pavimentate, oppure discariche) o di tipo reversibile (aree non pavimentate con rimozione della vegetazione e asportazione o compattazione del terreno dovuta alla presenza di infrastrutture, cantieri, piazzali, parcheggi, cortili, campi sportivi o depositi permanenti di materiale, impianti fotovoltaici a terra,  aree estrattive non rinaturalizzate o altre coperture artificiali).
A incidere su Lucera sarebbero almeno due fattori come la proliferazione di impianti fotovoltaici a terra e sicuramente la realizzazione dei quartieri Lucera 2 e Lucera 3, dove le lottizzazioni sono decisamente più recenti e non ancora terminate anche in altre zone dell’abitato, considerando l’imminenza dell’attuazione di diversi Piani urbanistici esecutivi.

Nello studio viene confermato che il fenomeno non è solo un problema ambientale, ma anche economico: un esempio si riferisce al 2023 per la riduzione di ciò che viene definito “effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico. Secondo le stime, costa all’Italia oltre 400 milioni di euro all'anno, senza contare la diminuzione della qualità dell'habitat, la perdita della produzione agricola, lo stoccaggio di carbonio o la regolazione del clima.
Gli esperti ritengono che ci siano anche conseguenze concrete sui cittadini, perché con il suo suolo antropizzato aumenta l’assorbimento del calore del terreno, quindi aumenta la sofferenza delle condizioni di vivibilità e sono stati misurati anche risvolti diretti sul meteo locale, con possibili situazioni estreme come assenza di piogge o bombe d’acqua, oppure erosioni o allagamenti, tutti eventi potenzialmente dannosi anche per l'agricoltura. Il 95% dei Comuni di Capitanata è classificato a rischio idrogeologico.
Una delle ricette è incrementare la piantumazione di alberi che migliorano l’effetto delle "isole di calore", assieme a più verde e aree fruibili, e qui l’argomento si fa ancora più delicato e difficile da attuare.

r.z.

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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