Chioschi, bagni, Via Petrarca, tutto off limits
La prossima Capitale regionale della Cultura non ha, e probabilmente non avrà a breve, bagni pubblici a disposizione di residenti e soprattutto visitatori, fatta eccezione per quelli all’interno del parco giochi della Villa comunale. Non è una scoperta, ma almeno è emerso in tutta la sua chiarezza in Consiglio comunale, dove si è discusso della carenza di servizi ai cittadini, compresa quella legata ai cinque chioschi comunali, tutti chiusi.
Dei due in zona 167 la situazione è chiara, se non altro nella sua precarietà, mentre per quelli del più grande parco pubblico di Lucera la situazione grida vendetta amministrativa, tributaria e (si è scoperto) anche urbanistica ed edilizia. La storia va avanti già dall’estate scorsa, senza che quindi ci sia la possibilità di comprare perfino una bottiglietta d’acqua in un luogo fortemente frequentato nei periodi più caldi dell’anno.
Le motivazioni sono diverse per ognuno di essi, così come le soluzioni finora solo prospettate dall’Amministrazione Pitta.
Per quello di Viale della Libertà, nonostante un paio di assegnazioni finora senza esito, la questione si è persa nel labirinto dei contenziosi generati da un bando che pure è stato fatto otto anni fa, senza che si sia trovato poi qualcuno della graduatoria disposto ad aprirlo, con tutti gli ampliamenti che pure erano previsti e consentiti.
Per gli altri due sono stati sostanzialmente altrettanti decessi dei loro gestori a determinare il quadro di un sostanziale azzeramento dello sviluppo commerciale e imprenditoriale della zona. Il manufatto nei pressi del parco giochi, secondo quanto riferito dal sindaco, avrebbe un vizio di carattere urbanistico che potrebbe essere sanato, ma mancano i bagni pubblici, per cui è emersa l’ipotesi di emanare un bando “ibrido” suolo-immobile con cui provvedere solo alla realizzazione dei servizi, senza abbattere la strutture.
La demolizione si rende invece necessaria per quello vicino alla biblioteca perché non avrebbe alcun requisito tecnico accertato. Il dossier è quindi decisamente più spinoso, ma non è escluso che possa beneficiare di qualcosa che finora è stato solo progettato ma non ancora realizzato.
Di cosa si tratta? Della riproposizione dei bagni soppressi per fare spazio al cantiere dell’allestimento dei mosaici paleocristiani di San Giusto, anche se il risultato attuale è di un patrimonio musivo ancora off limits ai visitatori pur essendo regolamente terminato e inaugurato. Pitta scalpita perché ritiene di avere ottime possibilità di agguantare un nuovo finanziamento, grazie a un progetto che sarebbe primo nella graduatoria pugliese, anche se in realtà non risultano ancora né assegnazioni né tanto meno erogazioni stimate per 100 mila euro. In questo modo, comunque, si potrebbe assistere a una riconfigurazione dell’area però ancora tutta da definire concretamente.
“Non possiamo pubblicare manifestazioni di interesse senza che le strutture siano adeguate alle norme – ha detto Pitta – per cui vanno fatti tutti gli opportuni approfondimenti in modo da evitare successivi contenziosi”.
E a proposito di bagni pubblici, la questione più importante è comunque relativa a Piazza Tribunali, con l’invocato rifacimento della struttura accanto alla basilica di San Francesco. In questo caso è stata individuata la somma necessaria di 150 mila euro e pure la fonte, vale a dire le compensazioni ambientali che la ditta Brunale srl di Milano ha riconosciuto a fronte della realizzazione di un impianto fotovoltaico di quasi 6 megawatt di potenza in contrada Costa San Severo.
“In questo caso c’è soprattutto un problema di competenze economiche – ha spiegato Pitta in Consiglio comunale – perché la norma vuole che il lavoro venga commissionato e pagato direttamente del soggetto privato, senza passaggi di denaro all’ente. Si stanno mettendo a punto queste procedure, e poi si dovrebbe avviare il cantiere”.
La ciliegina è per l'ex assessorato ai Servizi sociali di Via Petrarca. Il sindaco ha fatto una rivelazione che ora spiega molto meglio l'immobilismo su quell'edificio che sarebbe una straordinaria risorsa logistica per uffici e spazi comunali di ogni genere: il complesso non risulta regolarmente registrato al Catasto, in buona sostanza risulta abusivo e prova ne sia il fatto che non si può spendere quel milione di euro di finanziamento pure ottenuto per la sua sistemazione: "Rischiamo di perderli quei soldi per una questione che in origine nemmeno sapevamo, volevamo metterci il banco alimentare permanente, ma per ora non possiamo", ha detto durante la ricognizione del patrimonio dell'ente. E si considera che più o meno la stessa cosa si era già vista per l'ex assessorato all'Urbanistica, il quadro che emerge racconta da solo come andavano certe cose negli anni 70-80 in materia di edilizia che tanti altri bubboni ancora nasconde alla consapevolezza della cittadinanza.
Riccardo Zingaro
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