Lo strano caso di Prospettiva Subappennino
Il Consiglio comunale prima di Natale ha riservato un brivido non tanto per il bilancio di previsione, quanto per una vicenda rispuntata a distanza di dieci anni, e per la quale la maggioranza (con Giuseppe De Sabato) ha dato il suo assenso, sebbene qualche dubbio sia serpeggiato fino alla fine, specie per il timore di dover rispondere personalmente di una discreta somma che viene richiesta dal consorzio Prospettiva Subappenino.
Per capirci qualcosa, bisogna andare a maggio 2014, quando l’assemblea dell’epoca (con sindaco Pasquale Dotoli) deliberò l’uscita dell’ente dal Patto territoriale, dove peraltro aveva lo status di socio di maggioranza. In realtà questo non è mai accaduto, e prova ne sia il fatto che dalla sede del sodalizio (che proprio in questi giorni festeggiata i 23 anni di esistenza) era già partita una richiesta di saldo delle quote di gestione non versate, per un ammontare di 40 mila euro per le quali è stato però investito soprattutto l’Organismo Straordinario di Liquidazione, visto che si tratta soprattutto di annualità precedenti al 2020, e quindi facenti parte di un debito da inserire eventualmente nella massa passiva del dissesto finanziario dichiarato a novembre 2019. Comunque sia, già nel 2015 venne riconosciuto e pagato un debito fuori bilancio di 16 mila euro in riferimento all’anno 2010.
La questione è letteralmente esplosa quando si è dovuto affrontare la periodica revisione delle partecipazioni societarie che attualmente vedono Palazzo Mozzagrugno presente solo in Asmel e Gal Meridaunia. Su Prospettiva Subappennino c’è stato un momento di effettivo ed evidente smarrimento: da un lato la triade dei commissari ministeriali vuole sapere se questo debito sia reale e quindi da considerare per la sua liquidazione, dall’altra il dirigente del settore economico e finanziario, Raffaele Cardillo, ritiene che si tratti in buona parte di somme prescritte, e comunque ha affidato la decisione finale alla politica, e quindi in prima battuta all’Amministrazione Pitta, chiedendo come bisogna comportarsi.
“Il Comune risulta ancora presente nella visura camerale della società, per cui sarebbe doveroso capire bene come stiano le cose”, ha attaccato dalla minoranza Fabrizio Abate.
Cosa è accaduto veramente, però, lo ha spiegato l’assessore al Bilancio, Antonio Buonavitacola, dopo specifica ricognizione della storia della vicenda che proprio nel 2015 ha avuto un seguito ufficiale, davanti al notaio Orfina Scrocco. Secondo quanto riferito dall’esponente della Giunta che ha informato l’assemblea praticamente dopo anni di silenzio, in quel documento è stata disposta la revoca della messa in liquidazione del sodalizio, perché quello che rimane del Consorzio (da cui diversi Comuni erano già usciti) ha chiesto e ottenuto un finanziamento di alcuni milioni di euro ricadente sulla zona Asi proprio di Lucera, per cui tutto è rimasto come prima, almeno fino a oggi.
“Posso anticipare che l’anno prossimo verrà riproposta la liquidazione – ha chiarito infine il sindaco Giuseppe Pitta – perché le attività di quei fondi sono in fase di conclusione e rendicontazione, anche se è opportuno fare chiarezza sul pregresso”.
Qualcuno ha votato favorevolmente, ma non ne è rimasto convinto del tutto.
r.z.
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