21/01/2025 17:30:42

Recite, personaggi e fatture intorno al biometano

Più che un Consiglio comunale è stata una recita quella di sette giorni fa, nella seduta in cui è stato dato il via libera dell’ente alla realizzazione di un impianto di produzione di biometano. Maia Rigenera (che ha già cambiato nome in Bioripa) ha praticamente ottenuto l’autorizzazione definitiva, dopo aver superato anche il passaggio locale che prevedeva la presa d’atto della variante urbanistica sostanzialmente imposta dalla Provincia di Foggia che ha curato l’intero percorso tecnico e burocratico, e pure la ratifica dell’accordo economico per il riconoscimento delle compensazioni ambientali per oltre 3 milioni di euro + accessori vari.
Nel suo intervento di presentazione della proposta di delibera, il sindaco Giuseppe Pitta ha pronunciato quattro volte la parola “pubblico”, rivolgendosi quindi direttamente ai (comunque pochi) cittadini presenti, e non ai consiglieri comunali che erano pur sempre i reali destinatari della sua relazione. Sapeva già chi e come avrebbe votato ciascuno di essi, quindi era la popolazione quella da convincere, e ripeteva i concetti scandendo le parole più volte in maniera didascalica, più o meno la stessa cosa che ha fatto il giorno dopo in una diretta Facebook in cui ha praticamente risposto a distanza al suo predecessore Antonio Tutolo che, in un mix di frustrazione e opposizione, ha voluto dire la sua su un argomento che in realtà era cominciato proprio con lui nel 2018, quando era stato il primo a voler favorire quell’insediamento. Anche successivamente ha ricordato che all’epoca vennero evocati “alluvioni, terremoti e cavallette” per scongiurare un progetto su cui egli stesso fece marcia indietro precipitosamente, e lo fece anche il Consiglio in carica in quell’anno, a seguito di una grande mobilitazione popolare alimentata da un “terrorismo mediatico” che aveva precisi nomi e cognomi come mandanti, finanziatori ed esecutori materiali. 

Dopo sei anni, qualcuno è morto (dal punto di vista fisico, politico o giornalistico), qualcun altro fa finta di non vedere o non capire, altri ancora hanno singhiozzato limitandosi a copiare qualche frase o scrivere un post sui social, nemmeno come iniziativa propria ma rispondendo a sollecitazioni altrui. E poi ci sono quelli che, c’è da giurare, non diranno più che la puzza provoca i tumori, affermazioni che hanno provocato loro qualche guaio giudiziario, talmente convinti del contrario da aver votato a favore del provvedimento dopo aver recitato pure loro il ruolo di paladini dell’ambiente. Ma in generale le dichiarazioni postume sono state piuttosto fiacche, quasi rassegnate.
“Questi sono argomenti portati in Consiglio senza aver verificato bene le carte – ha scritto per esempio Pasquale Fania, ex amministratore locale e sempre attento alle grandi questioni – perché possono esserci luci e ombre. Andava riflettuto bene e con serenità, andando a vedere anche le vecchie somme  pregresse non ancora pagate. Bisogna capire le responsabilità di chi non avrà fatto il proprio dovere. Nel frattempo, puzza e sempre puzza”.

È bene chiarire che nell’estate prossima tutto sarà ancora in modalità aerobica, perché ci vorranno due anni per la costruzione dello stabilimento, ma se i cattivi odori diminuiranno quando andrà a regime, saranno i nasi umani a dirlo. Nel frattempo, si potrebbe cominciare ad applicare seriamente le prescrizioni assegnate all’impianto attuale che prevedono, tra le altre cose, una scala di infrazioni in caso di emissioni accertate, fino alla quarta che prevede la sospensione delle attività. Tra i pochi che conoscono questo particolare, tutti fanno finta di dimenticarlo, specie chi avrebbe il potere di verifica e soprattutto pretesa del rispetto di un adempimento che, da solo, costituisce un ottimo incentivo a eliminare furbizie, ignavia e falsa ignoranza. 
Perché è facile scrivere sui social “farò di tutto per eliminare la puzza”, se poi si pensa che questo significhi farlo con le delibere di approvazione e non anche con controlli e sanzioni. Sarà bene custodire il testo e il video della seduta, a futura memoria, per consegnare alla storia nomi e dichiarazioni.

A ogni modo, si è capito benissimo che aziende del genere sono blindate anche dall’esterno, se è vero che è la Regione Puglia, attraverso l’Agenzia dei Rifiuti, a imporre di tenere i cancelli aperti anche nei mesi più caldi, nonostante esista una esplicita prescrizione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Da maggio a settembre la situazione però si fa critica a Lucera (ma anche a Foggia e Troia) e non certo a Bari, dove decidono per conto dei Comuni dove, come e quando conferire. Negli ultimi mesi Palazzo Mozzagrugno lo sta facendo proprio a Ripatetta, e chissà se e quando verrà attuata quella previsione inserita nella convenzione di abbattere del tutto o scontare fortemente lo smaltimento della Forsu dei lucerini, incidendo positivamente sulla Tari. Intanto pagano e pagheranno direttamente Maia Rigenera (solo per dicembe sono stati stanziati 30 mila euro) per alimentare a sua volta i digestori installati sul posto, vendendo prima biometano e poi compost, quindi con tre fonti di fatturazione. E con un'evoluzione già considerata sui fertilizzanti, possono arrivare anche a quattro. 

Riccardo Zingaro
 

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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