Subbuglio nella maggioranza, Pitta potrebbe dimettersi

Questa è una storia che parte da una tavola imbandita e poi passa a un tavolo politico, senza che si possa dire con certezza dove e come vada a finire, perché sono tali e tante le variabili in questo momento, da far ipotizzare qualunque scenario per il sindaco Giuseppe Pitta e la maggioranza che lo sostiene attualmente.
Per raccontare tutto quello che è accaduto finora, bisogna partire da domenica 16 febbraio, giorno in cui si è celebrato il congresso cittadino di Fratelli d’Italia. Dopo gli screzi evidenti durante il dibattito tra il primo cittadino che era ospite e la dirigenza locale meloniana, quest’ultima è andata poi a consumare il pranzo con parlamentari e vertici provinciali al ristorante di Antonio Tutolo. Scelta casuale? Dalle parti di Palazzo Mozzagrugno non ci crede nessuno, tanto che sarebbe emersa l’intenzione dei commensali di cercare, tra una bombetta e un torcinello, un accordo politico con il titolare della struttura e consigliere regionale, in vista delle elezioni comunali tecnicamente in programma nella primavera 2026.
Questo banchetto ha provocato uno scossone nelle strategie di Pitta che nel giro di qualche giorno ha deciso di misurare la temperatura della coalizione che lo sostiene, cercando di capire quali sarebbero state le intenzioni dei partner per i prossimi dodici mesi, in vista della competizione in cui vorrebbe proporsi nuovamente come leader a caccia della riconferma.
Ha convocato una riunione per sabato mattina direttamente a Corso Garibaldi e ha tenuto a precisare fino all’ultimo minuto, prima di chiudere tutti dentro la sala consiliare, che si trattava di “un momento per fare il punto della situazione”. Effettivamente lui come tale l’aveva proposta, ma è impossibile pensare che non sapesse quanto fosse “pericoloso” far incontrare tutti insieme, dopo settimane di fibrillazioni silenziose, gossip incontrollati e controlli strategici e a distanza di ogni singolo movimento di ogni singolo consigliere comunale e assessore, perfino quali bar frequentassero e con chi stessero prendendo il caffè. E di capannelli se ne sono visti parecchi, così come di strali traversali, per ora comunque relegati alle conversazioni verbali in cui gli argomenti erano anche lavori pubblici ed elezioni regionali.
La riunione
E dopo le fisiologiche schermaglie iniziali, la discussione di 48 ore fa ha preso una piega tesissima e incrociata pure tra i singoli gruppi che in qualche caso erano rappresentati da sedicenti o reali segretari politici o da delegati non meglio definiti. I due partiti istituzionali, cioè Forza Italia e Pd, stanno mostrando problemi di tenuta interna sebbene con motivazioni piuttosto diverse, e non va meglio con le formazioni civiche che conservano al momento una parvenza di coesione, ma più che altro legata alla convenienza della situazione. Tuttavia i borbottii si sprecano.
Sia come sia, neanche a maggio 2021, quando Pitta fu costretto a dimettersi perché aveva perso per strada sei componenti della coalizione che vinse otto mesi prima e poi rientrò in sella pescando ampiamente da quella che era la minoranza, è stato così vicino alla conclusione di questa prima esperienza con la fascia tricolore. Stavolta troverebbe poca sponda dall’opposizione, tranne per un paio di elementi che però costerebbero carissimo in termini politici, e soprattutto sembra aver esaurito tutti i crediti di autonomia decisionale concessi da diversi consiglieri comunali che riferiscono di aver votato spesso “al buio” molti argomenti portati in assemblea, piccoli o grandi che siano stati, senza aver capito granché sul percorso fatto da ogni singolo dossier.
E siccome la maggior parte riguarda l’urbanistica, delega che Pitta ha tenuto per sé fin dal primo momento, allora si capisce benissimo quanto il suo atteggiamento accentratore abbia finito per far perdere la pazienza a chi poi si è ritrovato addosso critiche o peggio ancora ha scoperto solo successivamente retroscena nemmeno tutti noti all’esterno.
Bisogna scegliere se parlare di implosione o esplosione, fatto sta che davanti ai ritratti dei sindaci che lo hanno preceduto, sono saltati parecchi tappi finora tenuti faticosamente compressi, e la discussione ha preso una piega talmente feroce che alla fine i risultati si sono visti sulla chat di Whatsapp della maggioranza: Pitta è uscito dal gruppo social intitolato “Aria Nuova”, manifestando il dispiacere per non aver saputo comunicare con efficacia la bontà del suo progetto politico tra i suoi sodali, rivendicando però di aver reso Lucera migliore di come l’aveva trovata. “Buona vita e buona politica” è stata la chiosa finale prima di abbandonare, lasciando in sospeso qualsiasi evenienza, compresa quella delle dimissioni.
Il Consiglio comunale
La soluzione drastica però presenta delle conseguenze di doppia natura, ma molto di più si vedrà e capirà a margine del Consiglio comunale di stasera che presenta due argomenti delicatissimi sui quali si potrebbe addirittura giocare il destino di questo mandato iniziato a ottobre 2020. Non è detto che vengano approvati, nonostante le garanzie politiche offerte ai proponenti da un governo che li ha portati formalmente in votazione, anche perché c’è stato già un plurimo preavviso di diniego all’approvazione, addirittura anche nella commissione consiliare competente, sotto forma di richiesta di rinvio avanzato da chi dovrebbe essere dalla parte di Pitta stesso, anche perché girano strane voci di possibili e clamorosi conflitti di interesse che però sarebbero stati già smentiti.
E allora può succedere qualsiasi cosa, così come accadeva ai tempi della consiliatura di Giuseppe Labbate quando certe sedute si protraevano per ore dopo essere passate da estenuanti riunioni riservate a margine dei lavori sospesi. Stasera si potrebbe assistere a un via libera compatto e indolore, ma più realisticamente si potrebbero contare delle defezioni, portando lo schieramento già risicato a non avere numeri sufficienti, dirottando la seduta verso la seconda convocazione di giovedì pomeriggio quando sarebbero sufficienti soli 8 voti per l’assenso. Niente di nuovo, in realtà, visto che Pasquale Dotoli per due anni è andato avanti puntualmente con la "seconda convocazione" che però all'epoca voleva 10 voti favorevoli su 30.
Le dimissioni
Ma in questo caso la sorte dell’Amministrazione Pitta sarebbe segnata, con lettera di addio già pronta per essere protocollata, considerando però le date come elemento fondamentale della vicenda che presenta un evidente gioco di tattiche che guardano più ai possibili avversari che ai propri alleati.
Da un lato potrebbe esserci una scossa, con i canonici venti giorni di tempo che costringerebbero tutti a una riflessione finalizzata a ricominciare con un nuovo approccio, mentre l’ipotesi di una conferma definitiva nell’addio, al termine del periodo previsto dalla legge, potrebbe portare a un voto fulmineo già in questa primavera, circostanza ritenuta probabile in caso di fine anticipata entro febbraio, cosa che Pitta sa benissimo perchè è un profondo conoscitore della materia elettorale. Il possibile rientro al comando pertanto ci sarebbe entro giugno, evitando anche di vanificare (e magari far godere ad altri) un anno e mezzo di lavoro per “Lucera Capitale regionale della cultura” che proprio in quei mesi prevede il clou degli eventi che avrebbero dovuto servire da lunghissima scia per la campagna elettorale 2026. Postuma, quindi, e non preventiva, come invece andrebbe beffardamente a finire.
Riccardo Zingaro
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