Pitta si assenta, la maggioranza non dissente (già più)

Una seduta di Consiglio comunale può servire anche a verificare quale sia la reale tenuta della maggioranza a sostegno di Giuseppe Pitta che in effetti finora ha disposto a piacimento di ciascuna coalizione che lo ha accompagnato in questi quattro anni e mezzo. Il sindaco si sente a giusta ragione blindato, e l’allusione alle dimissioni manifestata nella chat di gruppo Whatsapp, prima di uscirsene sabato pomeriggio, è sembrata più che altro lo sfogo momentaneo di chi conosce benissimo spessore umano e politico di ogni sodale dello schieramento passato e soprattutto presente, specie dopo aver portato a casa il mese scorso il bilancio di previsione 2025, al termine della discussione forse più breve della storia recente della città, indicativo di due cose sostanziali: l’assoluta convinzione di chi l’ha votato favorevolmente e che ora non potrebbe auto smentirsi a distanza di poche settimane, oppure della impossibilità di ammettere di non averci capito nulla e di aver detto “sì” ancora una volta al buio.
Fatto sta che c’era bisogno di qualche giorno per far raffreddare animi e posizioni dopo la feroce discussione di sabato mattina avvenuta nella sala consiliare, e allora è arrivata provvidenziale la sua assenza di lunedì pomeriggio, motivata da ragioni personali, che ha portato alla mancanza del numero legale, visto che non non si è presentato alcun membro della maggioranza. Sarebbe solo questa la causa del rinvio a giovedì pomeriggio in seconda convocazione, tesi riportata anche in un comunicato stampa scritto con il proposito di smentire la versione raccontata dai media locali nella giornata di domenica e lunedì e sottoscritto da tutti i componenti della schieramento. Quel documento poi non è mai stato inviato, ma è il segnale che la crisi sembra essere già rientrata, con destinazione tarallucci e vino dopo essere partita dieci giorni fa con bombette e torcinelli al ristorante di Antonio Tutolo.
In effetti i passaggi temporali in questa vicenda sono importanti, perché più o meno volutamente si sono sovrapposte la verifica politico-elettorale e la delicatissima seduta di Consiglio in cui emergerà comunque ancora una volta la criticata gestione molto spesso accentratrice e personalistica di Pitta su importanti dossier, come un paio di quelli inseriti nell’ultimo ordine del giorno. E non a caso, uno di questi verrà quasi certamente rinviato per “ulteriori approfondimenti” che non escludono una bocciatura, con la richiesta arrivata direttamente dal consigliere di maggioranza Raffaele Iannantuoni che l’ha fatto mettere per iscritto la settimana scorsa sul verbale della commissione consiliare, quando si è discusso del mega progetto di un impianto di agrivoltaico di 50 ettari a contrada Vaccarella. L’assemblea è chiamata a dare il via libera con la sottoscrizione della convenzione in cui vengono indicate le “compensazioni ambientali” per un somma immediata e una tantum di poco superiore al milione e mezzo di euro.
L’altra questione di un certo rilievo è la “sdemanializzazione” di un breve tratto di strada comunale di Via Petrucci, per il quale un soggetto privato di Cerignola, la Favial di Antonio Roscino che si occupa di costruire edifici commerciali per medie strutture di vendita, è pronto a pagare 42 mila euro, così da disporre dell’intero terreno su cui poi poter realizzare l’ennesimo Piano Urbanistico Esecutivo nel quartiere periferico di Lucera 2 dove è prevista anzitutto la collocazione di un paio immobili destinati alla grande distribuzione.
Pitta ha tutta la voce in capitolo perché ha tenuto per sé la delega all’Urbanistica fin dal primo giorno di insediamento a Corso Garibaldi, ma questo approccio è chiaramente ormai mal sopportato da alcuni che si sono svegliati dal torpore amministrativo che li ha caratterizzati per anni.
Questo non significa che l’Amministrazione comunale possa terminare necessariamente anzitempo il suo mandato, ma molte risposte arriveranno proprio giovedì pomeriggio, quando lo stesso presidente del Consiglio, Pietro Di Carlo, ha annunciato di voler contare non solo algebricamente ma anche politicamente quanto sostegno ci sia intorno a questo argomento e in generale alla ricandidatura di Pitta che, comunque sia, si pone per tanti come l’unica alternativa possibile in termini elettorali, considerata l’attuale pochezza delle due iniziative ancora embrionali dalle parti della minoranza che in questi anni ha mostrato parecchia insipienza e scarsa efficacia, lasciando praterie a disposizione di Pitta che in aula ha spesso gioco facile dopo gli interventi mirati a metterlo in difficoltà.
La conferma è arrivata lunedì pomeriggio stesso, dopo lo stop definitivo ai lavori per i quali sono stati comunque in cinque a rispondere “presente”: oltre a Francesco Di Battista di Fratelli d’Italia che ha parlato di una proliferazione eccessiva di Piani Urbanistici Esecutivi, “su cui si muovono grandi interessi economici ma di lavori veri e propri non se ne stanno ancora vedendo”, c’erano quattro elementi del gruppo “Per Lucera”, composto da Fabrizio Abate, Francesca Niro, Francesco Aquilano Vincenzo Checchia.
Hanno colto l’occasione per improvvisare una conferenza stampa in cui la formazione civica si è detta sostanzialmente pronta per una nuova campagna elettorale, circostanza su cui comunque non ha mostrato grande convinzione e un reale stato di avanzamento dei preparativi, sia burocratici che politici.

In una nota scritta hanno poi chiesto a gran voce le dimissioni di Pitta, accusandolo di incapacità e sterilità amministrativa, mentre dal vivo si erano mostrati assolutamente scettici su un’ipotesi del genere: “Ha tanti jolly ancora da giocare - ha sibilato Abate che nasconde a fatica l’ambizione di volerlo sfidare nuovamente dopo averci perso contro nel 2020 – perciò non se ne andrà mai senza prima aver fatto tutti i tentativi e tutti i conti opportuni”.
“Certi balletti non si erano mai visti da quando sto in Consiglio comunale – ha aggiunto Niro che frequenta l’aula dal 2014 – per cui ci pare di capire che ci siano questioni di interessi che poi diventano questioni politiche”.
“Sembra ormai assodato – ha concluso Checchia – che ci sia una tattica consolidata su certi argomenti di grande valore, cioè portarli in votazione all’ultimo momento così da costringere quasi i consiglieri ad approvarli. Lo si capisce dalla convocazione delle commissioni a ridosso della seduta di Consiglio, già accaduto di recente anche con Maia Rigenera, nonostante fosse una procedura avviata mesi prima”.
Riccardo Zingaro
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