27/02/2025 15:54:04

Studio pilota per il carcinoma prostatico

Il provincia di Foggia è stato avviato uno studio pilota per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico. L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi dal Dipartimento di Urologia dell’Università di Foggia, sotto la direzione del professor Giuseppe Carrieri che ritiene il progetto un passo significativo nella lotta contro una delle neoplasie più diffuse tra gli uomini ed è frutto della sinergia tra Ateneo, Regione, Policlinico, Asl e Ordine dei Medici. 

“Il carcinoma prostatico è la neoplasia più comunemente diagnosticata negli uomini, con oltre 417.000 nuovi casi e 92.000 decessi l’anno in Europa. Rappresenta la seconda causa di morte per cancro negli uomini dopo il carcinoma polmonare – ha dichiarato Carrieri – e nonostante questa rilevanza per la salute pubblica, lo screening del tumore alla prostata non è ancora regolamentato a livello nazionale. In Italia e in altri Paesi industrializzati, viene ad oggi utilizzata una strategia di testing non organizzato che presenta tre criticità principali: incrementa l’incidenza di tumori a basso grado di malignità (sovradiagnosi), implica eccessivo dispendio di risorse (risonanze magnetiche e biopsie spesso non necessarie, determina disuguaglianze socioeconomiche nell’accesso ai test diagnostici. La recente pubblicazione di trial clinici randomizzati e i risultati dei programmi di screening basati su nuovi algoritmi, avviati in Svezia e Germania dal 2020, forniscono un solido livello di evidenza a favore dello screening per il carcinoma prostatico. Il nostro impegno si sviluppa su due fronti. Da un lato, la Società Italiana di Urologia, di cui sono presidente, sta lavorando fattivamente per l’inserimento dello screening nei Livelli Essenziali di Assistenza, garantendo un accesso equo e strutturato a questa strategia di prevenzione su tutto il territorio nazionale. Dall’altro, abbiamo avviato un progetto pilota che prende il via dal nostro territorio, rappresentando il primo studio scientifico di questo tipo nell’intero Sud Italia con l’obiettivo di ottimizzare un percorso diagnostico da esportare su scala regionale e nazionale”.

Responsabile delle attività cocnrete è il professor Ugo Falagario: “Abbiamo due obiettivi. Il primo è raccogliere di dati preliminari utili a valutare l’efficacia, le criticità e la fattibilità di un programma di screening organizzato su larga scala in tutta la popolazione a rischio. Verranno utilizzati gli algoritmi diagnostici suggeriti dalle attuali linee guida internazionali. In particolare, si parte con il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) tramite un semplice esame del sangue. Qualora il risultato del test evidenziasse valori anomali, il paziente sarà contattato direttamente dal team della Urologia del Policlinico e invitato a effettuare una prima visita gratuita ed eventualmente una risonanza magnetica della prostata. Se necessario, nei pazienti ad alto rischio di avere una neoplasia aggressiva, la diagnosi sarà completata con una biopsia mirata sulle aree sospette della prostata. Il secondo obiettivo è creare lo screening 3.0 più smart ed efficace, con lo sviluppo di algoritmi decisionali avanzati basati sui dati laboratoristici e sull’integrazione dei dati clinici e radiologici. Per quanto gli obiettivi siano ambiziosi, abbiamo tutte le risorse per raggiungerli con successo. Grazie alla sinergia tra docenti, specializzandi e studenti, abbiamo formato una squadra che fa della multidisciplinarietà il suo punto di forza”.

Possono partecipare tutti gli uomini di età compresa tra i 50 e i 70 anni che non abbiano già eseguito una biopsia prostatica nell’ultimo anno, o che non abbiano una diagnosi pregressa di carcinoma prostatico.
Per effettuare il prelievo di sangue, il soggetto dovrà al Centro Prelievi dell’Ospedale d’Avanzo, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 11, presentando l’impegnativa del medico curante per l’esecuzione del test del Psa. 
Ai partecipanti sarà richiesto di firmare un consenso informato per l’adesione allo studio scientifico e di autorizzare eventuali contatti successivi in caso di valori anomali.
Il prossimo passo sarà attivare i centri prelievi dell’Asl per consentire ai pazienti di effettuare il dosaggio del Psa in modo più comodo, nei pressi di casa propria.

Red.

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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