Sindaca di Volturino indagata, respinge le accuse

La maxi inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso, che ritiene di aver scoperto un presunto traffico illecito di rifiuti pericolosi tra il Molise e la Puglia, ha fatto parecchio rumore anche a livello nazionale, considerando che tra gli indagati c’è pure il governatore del Molise Francesco Roberti, per il quale viene ipotizzata la corruzione.
L’indagine è partita quasi casualmente da intercettazioni telefoniche che si concentravano su una storia di presunte estorsioni con metodo mafioso avvenute a San Nicandro Garganico, e sono finite a Roberti per fatti contestati risalenti al 2021, quando era presidente della Provincia, sindaco di Termoli e membro del Consiglio generale del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno.
Secondo quanto riferito dal procuratore Nicola D’Angelo e del sostituto Vittorio Gallucci, Roberti avrebbe ricevuto soldi e regali sia per sé che per sua moglie (anch’ella indagata), in cambio di agevolazioni per la società Energia Pulita, azienda che rappresenta sostanzialmente il fulcro delle attività svolte dai carabinieri. I militari hanno messo nero su bianco l’ipotesi che rifiuti pericolosi provenienti dal Molise fossero stati smaltiti illegalmente nella centrale a biomasse di Foggia.
Tra i 47 indagati ce ne sono una dozzina residenti in Capitanata, tra cui la sindaca di Volturino, Giovanna Santacroce, legale rappresentante della società Ecoalba che si occupa di rifiuti anche nel suo territorio. La diretta interessata ha confermato di aver ricevuto un avviso di conclusione delle indagini.
“Ora si apre una fase interlocutoria, in contraddittorio con la procura – ha dichiarato a Luceraweb - per chiarire documentalmente la questione e dimostrare l’insussistenza di qualsivoglia ipotesi di reato e la correttezza del mio operato. A ogni modo, voglio precisare che, a differenza degli altri ai quali si contestano episodi gravissimi, nei miei confronti si contesta un unico fatto marginale e separato rispetto all’inchiesta principale, ovvero quello di non aver risposto ad un bando col fine di far andare deserta la relativa gara d'appalto".
Red.
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