Occhito con più acqua, ma in Molise finisce in mare

Nelle ultime due settimane nella diga di Occhito sono arrivati oltre 20 milioni di metri cubi di acqua, e ora si attesta sui 75 totali, grazie alle piogge che stanno cadendo sul Molise e sulla Capitanata da diversi giorni a questa parte. Ce n'erano solo 31 tre mesi fa.
Si tratta pur sempre della metà della risorsa disponibile esattamente un anno fa (erano 147), per cui il deficit idrico lascia ben sperare sull’autonomia del settore potabile, ma ancora nessuna concessione si intravede per i terreni agricoli e la zootecnia che non ricevono irrigazione da agosto dell’anno scorso quando fu necessario interrompere la distribuzione di competenza del Consorzio di Bonifica.
Della questione se n’è parlato anche in Consiglio regionale dove è stata approvata una mozione che va incontro alle esigenze del territorio foggiano, presentata da Antonio Tutolo e Rosa Barone.
“Un primo, fondamentale passo per affrontare la crisi, ma non rappresenta la soluzione definitiva – ha commentato il capogruppo di 'Per la Puglia' – ed ecco perché ho insistito perché la Giunta regionale dichiarasse lo stato di emergenza, poiché la crisi idrica non è un problema risolvibile con misure ordinarie. Servono azioni straordinarie, immediate e concrete. È certamente un provvedimento importante per affrontare la situazione, ma è necessario non fermarsi a questo. Per quanto mi riguarda, continuerò a insistere e a lavorare senza sosta per ottenere risultati concreti. Non mi arrenderò finché questa emergenza non sarà risolta per sempre. Ho già pronte altre iniziative”.
Nel frattempo, c’è stata una vicenda sostanzialmente sconosciuta ai media pugliesi, ma abbastanza nota sul territorio molisano dove il tema dell’acqua è altrettanto presente nel dibattito pubblico e con un livello di attenzione quasi pari a quello di questi ultimi mesi su Occhito. L’invaso del Liscione una ventina di giorni fa ha fatto registrare il massimo della capienza consentita dalle attuali norme che regolano la sicurezza e la gestione dell’impianto. E allora l’ente che ne regola i flussi ha disposto l’apertura delle chiuse per evitare che l’acqua salisse oltre i 121 metri che è il limite prefissato in situazione standard, visto che potrebbe pure arrivare a 125 metri ma serve una specifica autorizzazione ministeriale che verrà emanata solo quando saranno ultimati entro pochi mesi i lavori sul bacino di laminazione, con la realizzazione di nuove vasche di contenimento che aiutino pure un deflusso maggiormente controllato.
E’ accaduto precisamente la sera del 12 marzo, quindi quando nemmeno erano ancora cadute tutte le piogge che si stanno registrando negli ultimissimi giorni, con il risultato che diversi milioni di metri cubi di risorsa sono finiti dispersi in mare, lungo il letto dei fiume Biferno davanti a cui l’opera è stata realizzata negli anni 70.
La circostanza, se non altro, conferma l’eccessiva fluttuazione della disponibilità idrica nei sistemi di approvigionamento dei territori, e in un certo senso giustifica però ancora meglio le mire della Puglia su quell’invaso per il quale è stato ideato, ma né progettato né tanto meno realizzato, un collegamento di una decina di chilometri, direttamente con il potabilizzatore di Finocchito gestito dal Consorzio di Capitanata, in cui convogliare il surplus che periodicamente si verifica nalla zona del Comune di Guardialfiera.
Finora non si è vista e sentita altrettanta disponibilità politica nel venire letteralmente incontro alle esigenze pugliesi e foggiane in particolare, perché di quel “versamento” idrico ne potrebbe beneficiare soprattutto l’agricoltura.
Del resto, la Puglia è la regione d’Italia dove piove meno, con 641,5 millimetri annui medi. La siccità sta impattando fortemente sulle coltivazioni, favorendo i roghi e determinando il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1.000 metri cubi, cioè meno della metà della media nazionale stimata in 2.330, e con il dato scandaloso della dispersione dell’89% di acqua piovana.
Riccardo Zingaro
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