22/06/2025 19:34:12

Mentire è umano, capirlo (e scoprirlo) è cultura

Mentire è umano. È impossibile non mentire, così come è impossibile non comunicare. Si mente fino a 200 volte al giorno, in media tre volte ogni 10 minuti di conversazione e, se si pensa di riuscire a mascherare la menzogna, ci pensa il corpo a smascherarci. Lo dice la scienza ed è stato ribadito giovedì scorso in un evento formativo destinato ad avvocati e giornalisti, organizzato dallo Studio “Ines Panessa & Partners” a Palazzo Dogana, a Foggia. 
L’appuntamento da titolo “Comunicazione verbale e non verbale: la menzogna nelle relazioni affettive e negli autori di reato” ha fornito una panoramica di situazioni concrete in cui la comunicazione interpersonale diretta, senza mediazioni, riveste un ruolo centrale. L’obiettivo non è solo smascherare la menzogna, ma comprendere ciò che l’ha originata: il motivo profondo che spinge a rappresentare all’altro una realtà parziale o distorta, a celare o omettere eventi, azioni o emozioni.

Il momento formativo – realizzato con il patrocinio dell'Ordine degli Avvocati, dell'Ordine dei Giornalisti e della Provincia – si è concentrato sull’acquisizione di competenze fondamentali per riconoscere la menzogna. Pensato come occasione di confronto, studio e approfondimento, l’evento ha affrontato da vari punti di vista il tema cruciale della comunicazione, da sempre al centro dell’esperienza umana. Sono intervenuti, per le rispettive aree di competenza, Elvira Antonelli, capo della procura della Repubblica di Larino, Massimo Lucianetti, già procuratore generale alla Corte di Appello di Potenza, Francesco Arcuri, ex responsabile degli Uffici Investigativi della Questura di Foggia, Sabrina Vasciaveo, esperta di comunicazione, e Ines Panessa, psicologa forense e psicodiagnosta nonché consulente della Procura della Repubblica, che ha ideato l’incontro. Ha introdotto i lavori Siro Marasco.

“La comunicazione, soprattutto quella non verbale, è una componente fondamentale della nostra quotidianità – ha spiegato Panessa a Luceraweb – non soltanto per chi opera in ambito professionale. Le tecniche di rilevazione della menzogna e l’analisi del comportamento comunicativo sono strumenti utili anche nei contesti relazionali quotidiani. Questo evento, che ho fortemente voluto, è passato dal piano affettivo-relazionale a quello della valutazione psicologico-forense, esplorando diverse modalità di approccio alla menzogna. Mentire, come comunicare, è inevitabile: fa parte dell’identità di ciascuno. L’innovazione è proprio questo transito dalla comunicazione non verbale e dalla menzogna nelle relazioni affettive alla valutazione dei comportamenti menzogneri negli autori di reato e nelle vittime”.

Riconoscere, comprendere e accogliere i segnali della comunicazione non verbale – come il tono di voce, gesti automatici quali coprirsi la bocca o toccarsi i capelli, sorrisi che non coinvolgono lo sguardo o posture difensive – è fondamentale. Questi segnali sono stati approfonditi dalla dottoressa Panessa, che ne ha illustrato l’importanza sia negli interrogatori, dove possono aiutare a risolvere casi giudiziari, sia nelle dinamiche quotidiane tra genitori e figli, partner o conoscenti. Si tratta di tecniche di interpretazione delle microespressioni e degli atteggiamenti, strumenti potenti per decifrare le intenzioni e gli stati emotivi dell’altro.

Promuovere un dialogo costruttivo che vada alla radice della menzogna è l'approccio suggerito da Panessa: “Pretendere di evitare del tutto la menzogna è impossibile, perché siamo naturalmente portati a raccontare una versione parziale della realtà, spesso mediata dalla nostra percezione. Anche un’omissione, sebbene involontaria, può essere considerata una forma di menzogna. Il vero salto culturale consiste nel riconoscere questo comportamento come parte integrante della condizione umana e nel domandarsi quali siano le motivazioni profonde alla base della comunicazione altrui. Solo così si crea uno spazio autentico di dialogo e comprensione reciproca”.

Una prospettiva preziosa, perché la menzogna, nella comunicazione, non è necessariamente un atto patologico, ma può rientrare in un più ampio sistema di scambio relazionale. Dietro ogni rappresentazione della realtà ci sono motivazioni – talvolta funzionali, talvolta disfunzionali – che meritano di essere ascoltate e interpretate.

“Le tecniche e le conoscenze relative alla comunicazione, al linguaggio del corpo e alla rilevazione della menzogna – ha concluso Panessa – non sono risorse esclusive per psicologi o giuristi, ma strumenti utili anche per giornalisti, educatori, mediatori e chiunque desideri comprendere meglio le dinamiche relazionali. Comunicare in modo più consapevole è il primo passo per costruire relazioni sane e autentiche”.

Enza Gagliardi

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(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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