22/06/2025 19:46:01

‘Quella lettera non doveva uscire’

Per avere la misura della considerazione e dell’importanza della lettera di Fabrizio Gifuni resa nota sabato mattina prima di tutti da Luceraweb, bisogna registrare quanto riferito pochissimi minuti dopo la sua diffusione da uno strettissimo collaboratore del sindaco Giuseppe Pitta: “E’ grave che una comunicazione riservata diventi di dominio pubblico, voi fate il vostro lavoro, ma qui ne va di mezzo la tenuta della maggioranza. A prescindere dal contenuto che poi è sempre discutibile”.
Quindi il problema era che la lettera dovesse rimanere segreta, non il contenuto esplosivo che ha gettato altra luce sul modus operandi dell’efficienza organizzativa della giostra di Lucera Capitale.
Era una dichiarazione resa a titolo personale dettata dalla fibrillazione del momento?
Niente affatto, perché a distanza di qualche ora è arrivata la conferma dal principale destinatario di quella missiva, affidata a un audio vocale lasciato sulla chat della coalizione e che Luceraweb ha potuto ascoltare: 
“Non capisco come sia stato possibile che una lettera riservata, non istituzionale, inviata sulla mia mail personale (e ad altri cinque destinatari come l’assessore comunale alla Cultura, Maria Angela Battista, il coordinatore di Lucera Capitale, Pasquale Gatta, il vice presidente della Regione, Raffaele Piemontese, la Soprintendente Anita Guarnieri e il direttore di Puglia Culture, Sante Levante, ndr) sia poi finita su Luceraweb, e questo non va bene perché non doveva essere pubblica – scandisce Pitta in poco più di 5 minuti di discorso – e comunque sia, già quattro mesi fa avevamo messo a disposizione il doppio dei fondi per questa rassegna e come sempre avevamo lasciato totale autonomia artistica. Sicuramente ci saranno state delle problematiche con Gatta e Puglia Culture che però non conosco e che mi farò spiegare, spero anche da Gifuni che però non riesco più a contattare da una settimana, dopo che mi aveva scritto. Io non dormo da quattro giorni per questa vicenda. A ogni modo, tutte le cattiverie e le porcherie che stanno scrivendo sul nostro conto sui social sono di carattere politico, perché devono fare campagna elettorale contro di noi. Sono sempre fiducioso di poter risolvere il problema”.

Per come è abituato ad agire Pitta, è pressoché certo che una rassegna all’anfiteatro si terrà lo stesso, possibilmente dopo il termine della prima fase dei lavori di riqualificazione che puntano proprio a un aumento dei posti a sedere, affidandosi totalmente all’ex Teatro Pubblico Pugliese che si occupa a tempo pieno di spettacoli, a cui affidare il budget già stanziato e magari aggiungendo altro per far arrivare nomi possibilmente ancora più altisonanti.
Da questa incredibile autodifesa che in realtà non spiega nulla, emergono comunque alcuni elementi di concretezza.
L’iniziativa partita quasi due anni fa è apparsa dal primo minuto come una vera e propria operazione politico-elettorale marchiata dal Partito Democratico, senza alcuna visione, condita da tanta fuffa narrativa e sostenuta da un numero di fiancheggiatori comunque in visibile diminuzione. Ora sarebbero i detrattori a metterla sul piano elettorale che poi è il suo pallino quotidiano, anche quelli che non fanno alcuna attività politica e che sono rimasti indignati dalla clamorosa presa di posizione dell’attore.

Come nel più classico degli schemi, quando Pitta va in crisi riferisce di non sapere mai niente, rimanda sempre alla "competenza degli uffici o dei collaboratori" e poi si riserva di approfondire successivamente. In realtà è l'unica persona di Lucera che sa sempre tutto, prima di chiunque altro e tutti gli importanti passaggi anche tecnici e amministrativi vengono svolti praticamente sotto la sua regia. E poi c’è sempre un nemico contro l’Amministrazione, stavolta si tratta niente meno di Gifuni, reo di aver rivelato ciò che gli aveva scritto in privato cinque giorni prima: evidentemente l’attore si aspettava che fosse lo stesso Pitta a rendere nota la sua decisione, ma non avendo ricevuto riscontri, ha provveduto personalmente. Si capisce che non ha una sufficiente conoscenza personale del sindaco che invece non aveva informato nessuno, nemmeno i consiglieri comunali e perfino l’assessore Battista che risultava tra i destinatari, ma non aveva ricevuto il documento per un difetto di notifica. 

Si era tenuto tutto per sé, confidando di risolvere la questione com’è abituato a fare quando un consigliere o un assessore mostra qualche segno di malessere. Aveva dimenticato che il malessere di Gifuni veniva da lontano, lo ha scritto apertamente e lo aveva detto pubblicamente l’anno scorso, definendo “scappati di casa” gli ultimi assessori alla Cultura con i quali aveva avuto a che fare.
Aveva confidato di poter maneggiare un artista come Gifuni come fa con i membri del suo schieramento quando vanno a mendicare un incarichetto, uno spettacolino o un progettucolo, per poi tornare ad alzare la mano.
Aveva confuso la dignità e l’indipendenza intellettuale di Gifuni con alcuni dei sedicenti artisti locali e con il sistema organizzativo al suo servizio tutto l'anno, sempre pronto per ogni evento e occasione da trasformare in una claque.

Riccardo Zingaro

(Luceraweb – Riproduzione riservata)

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