Delusione ‘Capitale’ fino a Torino

Caro direttore,
sono un giornalista torinese, scrivo per l'edizione locale del Corriere della Sera, per cui mi occupo di cultura e politiche culturali, ma soprattutto ho origini lucerine (entrambi i miei genitori sono nati a Lucera). Purtroppo non "scendo" da diversi anni, da quando i nonni non ci sono più.
Invio questa lettera a titolo personale perché sto seguendo con enorme amarezza la vicenda legata a Lucera capitale della cultura. Conosco Fabrizio Gifuni, come normale spettatore e umilissimo cronista, e ne ho sempre apprezzato il rigore, la precisione, l'enorme bagaglio culturale e la capacità di vivere appieno ogni progetto. Sapere che Gifuni, un artista che apprezzo moltissimo, si fosse messo a disposizione per la "nostra" Lucera mi aveva riempito di orgoglio, così come mi aveva emozionato la candidatura a Capitale italiana della cultura. Un momento nel quale, nel mio piccolo, ho espresso pubblicamente il mio sostegno - per quel che vale - nonostante il Piemonte, il territorio in cui sono cresciuto e vivo, avesse candidato una splendida città come Alba (anche qui senza successo).
Pazienza per la mancata vittoria, ho pensato, per Lucera sarà comunque l'occasione per avere la ribalta mediatica che merita, uno stimolo a migliorare la propria organizzazione e promuovere la cultura. Una cultura, peraltro, estremamente ricca, che sorprende chi non la conosce. Lucera resta, per me, la regina della Daunia, ma vederla svilita, quando non addirittura violentata, è davvero doloroso.
Se una persona come Gifuni si esprime in quel modo - come avete avuto modo di rivelare assolvendo al compito primario del giornalismo, cosa di cui vi ringrazio - significa che i problemi sono profondi. Come lei nota, correttamente, la confusione fra cultura e turismo è un problema serio, ma mi lasci aggiungere che non si tratta di un problema lucerino. In tutta Italia, da anni, si considera la cultura come un mero strumento commerciale, con tutti i problemi che ne derivano. Eppure basterebbe guardarsi indietro, per vedere "come si faceva prima", quando la cultura si faceva per la cultura e lasciava emergere contenuti e qualità che poi, a loro volta, facevano da volano per tutto il resto. Anche per bar, hotel e ristoranti. L'effetto commerciale era una conseguenza, non il fine. Certo, i problemi c'erano anche anni fa e gli esempi negativi pure, ma oggi sono gli esempi positivi a scarseggiare, si fa davvero fatica a indicarne qualcuno.
Anche Torino vive lo stesso problema e le scrivo proprio mentre oggi, per la tradizionale festa di San Giovanni (patrono della città), ci ritroveremo un evento di piazza più che rispettabile con buoni nomi della musica, ma interamente pagato da Stellantis che lo trasformerà in un grande evento di lancio della nuova Grande Panda. La festa patronale di una delle città più grandi d'Italia, storicamente rilevante per l'intera nazione, è uno spot per l'azienda che l'ha abbandonata da anni. Si promuoverà un'auto prodotta in Serbia, mentre lo storico stabilimento torinese di Mirafiori, un tempo fra i più grandi di Europa (che ha dato lavoro anche a moltissimi lucerini), oggi langue nella cassa integrazione. E dire che il Comune di Torino aveva anche aperto un bando per l'organizzazione di San Giovanni, cancellato nel momento in cui Stellantis si è presentata con un cospicuo assegno.
La malattia della cultura come strumento commerciale, come vede, è ormai cronica.
La speranza era che da una piccola grande città come Lucera si potesse ripartire proponendo un modello diverso. Non è stato così e ne sono addolorato. Vorrei, tuttavia, chiudere questa lettera con un messaggio di speranza. Conosco piuttosto bene i lucerini e so quanto amino la loro città, anche se spesso ne citano lungamente gli aspetti negativi per poi parlare brevemente di quelli positivi (un po' come i torinesi). Credo che i lucerini abbiano le capacità di far sentire la propria voce e di rendere giustizia a Lucera. Spero che da questa esperienza vengano fuori nuove energie in grado di emergere rispetto alle mancanze della politica.
Porgo cordiali saluti e la ringrazio per l'ottimo lavoro che fate da tanti anni.
Paolo Morelli (24-06-2025)
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