La morte dell’ego
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,37-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
Il discorso che Gesù fa in questo brano inizia con una parola un po’ scomoda: “tutto”.
Dobbiamo davvero accettare ogni cosa data da Dio? Anche le prove? Anche la morte?
Spesso la nostra idea di felicità è un insieme che non comprende queste cose, tendiamo ad allontanarle e nasconderle. Nonostante ciò, sappiamo bene che non possiamo ignorarle a lungo e prima che ce ne possiamo rendere conto tornano a disturbare la nostra quiete finta. Allora qual è la soluzione? C’è davvero qualcuno che attende con gioia come farebbe con un familiare la “sora nostra morte corporale”?
Gesù ci spiega come fare e ci invita a un tipo di morte strano e demodè: la morte dell’ego. Egli si pone come esempio e ci insegna a seguire un’unica volontà: quella del Padre. Dio desidera che noi scopriamo l’importanza di ogni cosa che ci dà e che la accettiamo come un dono. Ciò può essere fatto solo “vedendo il Figlio”.
Come fare a vedere Gesù nella nostra quotidianità così frenetica? In tutti gli avvenimenti della vita e in tutte le persone che incontriamo sul nostro cammino?
La ricetta è impegnativa, ma unica: bisogna rallentare e guardare con gli occhi di Dio, con gli occhi dell’amore. Solo facendo così riusciremo a godere pienamente dei doni del Signore. Solo vivendo ogni giorno senza perdere mai la speranza riusciremo a vivere la Vita eterna.
da Animatori Salesiani
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