L'udienza preliminare per l'omicidio Esposito
Il prossimo 13 novembre si conoscerà il destino processuale di Francesco Checchia, il 29enne di Lucera detenuto da febbraio nel carcere di Foggia perché accusato dell'omicidio di Gianluigi Esposito di 59 anni, l'operatore ecologico aggredito in Viale Michelangelo il 15 luglio 2024 e poi deceduto in ospedale il 28 marzo di quest'anno, dopo otto mesi di cure e riabilitazione, a causa delle gravi ferite riportate alle testa e al volto.
Il gup del tribunale di Foggia ha fissato per quella data l’udienza preliminare da cui potrebbe scaturite il proscioglimento o il rinvio a giudizio richiesto dalla procura. Per quella occasione è stata ammessa la eventuale partecipazione di sette parenti della vittima come persone offese e che potrebbero chiedere di costituirsi parte civile.
Sulla scena del crimine viene ipotizzata la presenza di una seconda persona assieme Checchia, ma che non è ancora stata individuata dalla polizia che ha indagato sulla vicenda, né tanto meno la sua identità è stata rivelata da chi viene ritenuto il principale aggressore che non ha spiegato con precisione le motivazioni del gesto a lui attribuito.
L’indagato è assistito dall’avvocato Giacomo Grasso e nell’interrogatorio di convalida del fermo si era avvalso della facoltà di non rispondere. Il presunto autore del pestaggio è stato indicato direttamente da chi lo ha subito, ma dopo un lungo periodo di tentato recupero e convalescenza. L'uomo ha potuto riferire, alla presenza anche di una psicologa, buona parte ma non tutto quello che gli sarebbe accaduto, comunque a distanza di oltre tre mesi dai fatti e solo per iscritto, perché non aveva ancora recuperato la capacità di esposizione verbale. Avrebbe riconosciuto il suo aggressore anche in una fotografia che gli è stata mostrata, non sapendo però fornire l’identità di una seconda persona che era con lui, limitandosi a una descrizione fisica che si è fermata a un giovane alto e magro, con una barbetta rossiccia incolta. Le motivazioni del gesto, secondo la procura, sarebbero associate a dissidi sul posto di lavoro già fissati in alcune denunce presentate in precedenza dall'aggredito per presunti atti persecutori commessi da alcuni parenti del presunto aggressore.
Esposito pare in effetti avesse già subito in passato vessazioni e insulti omofobi da altre persone e per questo aveva segnalato e lamentato atteggiamenti subiti a causa di una presunta omosessualità, senza però aver mai raggiunto conseguenze estreme come in questo tragico epilogo.
L'aggressore avrebbe colpito la vittima con almeno due pugni in faccia, talmente violenti da provocare la frattura di buona parte delle ossa del volto, anche se l’aspetto più pericoloso si era rivelato un ematoma cerebrale per il quale si era reso necessario un intervento chirurgico di urgenza.
Red.
(Luceraweb – Riproduzione riservata)



