Microrganismi contro l'inquinamento dei suoli

L’attività umana rappresenta una delle principali cause di contaminazione dei suoli, influendo negativamente l’equilibrio microbiologico e la qualità ambientale. L'introduzione di sostanze inquinanti altera profondamente gli ecosistemi del suolo, ma allo stesso tempo offre un'opportunità unica per individuare microrganismi in grado di degradare questi contaminanti e contribuire alla bonifica ambientale. Questi microrganismi autoctoni, grazie alle loro capacità metaboliche particolari, possono essere utilizzati per ripristinare la qualità dei suoli degradati attraverso processi di biorisanamento.
Si parlerà di questo e dei possibili rimedi mercoledì 9 aprile alle 19, al Circolo Unione di Lucera, dove interverrà la dottoressa Claudia Amoroso, recente laureata in Scienze e Tecnologie alimentari all’Università di Foggia.
Presentata e accompagnata nell’esposizione da Massimiliamo Monaco, l’esperta proporrà uno stralcio del suo lavoro, basato proprio su una "Selezione di microrganismi per il biorisanamento di suoli contaminati".
Lo studio è stato condotto al laboratorio di Microbiologia Predittiva del Dipartimento Dafne dell’Ateneo foggiano, con l'obiettivo di esplorare il potenziale biotecnologico di microrganismi autoctoni provenienti da suoli contaminati. Sono stati raccolti campioni di suolo da 12 siti nell'agro provinciale, noti per essere stati influenzati da attività umane, e sottoposti a un'attenta analisi microbiologica.
Si tratta evidentemente di un argomento di estrema attualità per il territorio e nello stesso tempo rappresenta un'occasione importante per conoscere, dimostrare attenzione e scongiurare l'ulteriore impoverimento della comunità, con l’abbandono di giovani risorse umane che spesso emergono solo lontano dai luoghi di origine.
“L’obiettivo è stato quello di isolare e caratterizzare 100 ceppi presuntivamente appartenenti alla famiglia delle Pseudomonadaceae – ha spiegato Amoroso – e oltre a determinare la loro capacità di metabolizzare specifici contaminanti, si è mirato a sviluppare criteri di selezione per identificare i ceppi più promettenti per applicazioni biotecnologiche. In particolare, sono stati analizzati la resistenza a vari contaminanti, il potenziale degradativo e altri aspetti metabolici rilevanti. Questi ceppi potrebbero rappresentare risorse chiave per il biorisanamento e il ripristino della fertilità nei suoli agricoli contaminati, offrendo soluzioni sostenibili per la gestione e il recupero di ambienti degradati”.
Red.
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